«I capitali fuggono dall'Italia» Anche la Bce boccia il Prof

RomaNon un assist alla campagna elettorale del premier uscente, semmai il tentativo di non interferire troppo con le ambizioni politiche di Mario Monti, aggiustando informazioni che smentiscono il tono trionfalistico della sua campagna elettorale. Ieri il bollettino della Banca centrale europea ha ufficializzato la voce che circola da tempo e cioè che i capitali italiani stanno scappando all'estero. Il favore a Monti sta nella motivazione: «L'accresciuta incertezza politica in Italia» per la banca centrale guidata da Mario Draghi, «è stata all'origine di alcuni flussi di capitali, con l'obiettivo di ricercare investimenti più sicuri (flight to-safety), verso i titoli emessi dai paesi con rating AAA». Affermazione alla quale manca un riferimento temporale, se non uno precedente al mercato obbligazionario (da fine novembre e il 9 gennaio) e che molti hanno letto come un aiuto al candidato centrista. L'uscita dei capitali è in realtà cominciata già da tempo. La ragione è un regime fiscale sempre meno favorevole e prospettive negative per l'economia. E la stabilità politica, non è certo favorita dalla prospettiva di un governo appoggiato da una maggioranza che potrebbe andare dall'estrema sinistra di Ingroia, o da Sel, fino ai centristi di Monti.
Quello che è certo e dichiarato è che il clima, con il governo tecnico, si è deteriorato. A provarlo è la stessa Bce nella parte del bollettino che riguarda le ragioni della crisi. In generale ci sono segnali di quella «graduale ripresa», che Draghi aveva già segnalato. In Italia e Spagna, rileva però l'istituto di Francoforte, l'indice sul clima di fiducia dei consumatori ha «segnato un calo più marcato, specie a partire dalla metà del 2011». La fiducia delle imprese ha «mostrato andamenti analoghi, segnando netti cali dal 2007 al 2009, una ripresa fino a metà del 2011, e una nuova flessione da allora».
L'operato del governo tecnico, insomma, non è un tabù nemmeno in quegli ambienti internazionali dove ha sempre goduto di buona stampa. Un'altra prova arriva da un servizio che il Financial Times di ieri ha dedicato proprio a Monti. Le ambizioni elettorali del premier italiano - ha scritto il quotidiano della City - sono minacciate dalla recessione. L'Italia sta attraversando «al suo settimo trimestre, la più lunga recessione» dal dopoguerra. E, nonostante le rassicurazioni di Monti, non ci sono segnali di un'inversione di tendenza. «La disoccupazione giovanile ha raggiunto il 37,1% a novembre 2012, sette punti in più da quando è diventato premier, un anno fa e nonostante le riforme nel mercato del lavoro.

La spesa per consumi ha registrato il calo più forte dal dopoguerra, mentre la produzione industriale è al di sotto del 25% rispetto ai massimi prima del 2008». Cifre che ridurrano il peso di Monti rispetto a quello del Pd.

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