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I conti non tornano e il governo s'incarta sul bonus di 80 euro

Il Documento economico e finanziario (Def) è pronto ma per lo sconto Irpef mancano ancora 3,5 miliardi

Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

«Abbiamo trovato tutte le coperture». Ieri sera il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, ostentava sicurezza sulle risorse necessarie a tagliare le tasse sui redditi bassi. Ma a chiusura della giornata, vigilia dell'approvazione del Def in programma per oggi pomeriggio, mancavano ancora 3,5 miliardi per coprire gli 80 euro mensili in busta paga, piatto forte del famoso consiglio dei ministri-show di Matteo Renzi.
Premier e ministro dell'Economia hanno continuato a lavorare per tutta la giornata, e continueranno anche oggi, non tanto sul Def in senso proprio (le previsioni su Pil e deficit sono state fissate già da un paio di giorni), quanto sulla copertura per il taglio delle imposte per i redditi fino a 25 mila euro, che sarà approvata poco prima delle vacanze di Pasqua. Fino a ieri sera, la cifra individuata era di 6,5 miliardi, rispetto ai 10 attesi a regime. Quindi non per i mesi che restano del 2014, per i quali circa 5 miliardi saranno sufficienti e saranno trovati prevalentemente con misure una tantum.
«Non aspettatevi troppo», spiegava una fonte del governo. Nel senso che nel Def non ci saranno i dettagli né del bonus in busta paga, né delle coperture. Per saperne di più, bisognerà aspettare il decreto che dovrebbe essere presentato negli ultimi giorni prima dello stop per la settimana santa, e poi, in estate, il nuovo provvedimento con il taglio Irap. Che, ha assicurato Delrio, «sarà del 10% già da quest'anno».
Il Consiglio dei ministri di oggi è stato fissato alle 18.30, in modo da dare il tempo al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan di cercare altre risorse. Il premier Matteo Renzi punterà su un colpo di teatro annunciato già ieri, cioè il taglio dei super stipendi pubblici. Chi lavora per le amministrazioni pubbliche non potrà guadagnare più degli emolumenti che vengono riconosciuti al presidente della Repubblica, quindi 270 mila euro all'anno.
Insieme al Def sarà presentato il Pnr, programma nazionale di riforme. Ci sarà una nuova versione della spending review di Carlo Cottarelli. La bozza circolata ieri confermava le privatizzazioni (10-12 miliardi fino al 2017). Poi il taglio Irpef «da 10 miliardi a regime» grazie al quale «i lavoratori dipendenti sotto i 25mila euro di reddito lordi, circa 10 milioni di persone, avranno un ammontare di circa 1.000 euro netti annui».
Poi il «taglio Irap per le aziende di almeno il 10% attraverso il contemporaneo aumento della tassazione sulle attività finanziarie». In serata Palazzo Chigi ha invitato i giornalisti a diffidare delle bozze. Sottinteso: diffidate soprattutto di questa versione ultra ottimista. Anche perché, per quanto riguarda gli impegni europei, la bozza fa accenno ad una «flessibilità di breve periodo pienamente prevista dalle attuali clausole fiscali». In sostanza, il governo - come ha confermato ieri il viceministro Enrico Morando - non chiederà di recuperare il deficit fino alla soglia del 3%. Pero potrebbe cercare di ottenere gli ulteriori margini di spesa, che i trattati europei concedonoquando peggiora la congiuntura economica.
Sulle misure fiscali e sui tagli, entrambi da definire, si sono fatte sentire alcune voci critiche, ad esempio sulla abolizione delle Camere di commercio. Dubbi anche sul taglio dell'Irpef che esclude gli autonomi. «Non si comprende perché», gli 80 euro in busta paga «non vengano divisi con gli autonomi di pari capacità finanziaria.

Forse un disagiato autonomo è meno disagiato di un subordinato?», ha ironizzato Nunzio Bevilacqua, giurista esperto economico.

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