Il guru, accusato di barare su internet, ha perso la calma e anche questa volta non l'ha presa con il sorriso sulle labbra. Per niente. Invece di sfoderare una delle battute che lo hanno (quelle sì) reso celebre, si è offeso. E di brutto. Alla faccia della tanto sbandierata libertà che trova spazio proprio sul tanto amato web, Beppe Grillo prima minaccia querele e poi prova a delegittimare l'avversario di turno. Forse perché nelle nuove vesti di leader politico si trova perfettamente a suo agio, il non placido Beppe si comporta proprio come uno di quei politici da prima Repubblica che tanto ama dileggiare. Querele e accuse. Niente male. Nel mirino dell'ormai ex comico è finito il professore dello Iulm, Marco Camisani Calzolari, «colpevole» di aver realizzato uno studio secondo cui oltre la metà dei followers di Grillo su twitter sarebbero in realtà falsi. Prima il leader 5 stelle, a caldo, si limita a un minaccioso «Le notizie diffuse sui follower del mio account twitter sono false. Valuterò querele», poi ieri, a mente fredda, sferra il suo attacco. Definisce Calzolari «il re di twitter» e «propagatore di falsità» pubblicando sul suo blog un anatema accusandolo (sempre che di eventuale colpa si tratti) di «aver realizzato il network ufficiale dei sostenitori di Berlusconi, www.forzasilvio.it, per il quale è anche consulente per attività di comunicazione digitale» e aggiunge che «ha sostenuto il comitato per il premio Nobel a Berlusconi e ha collaborato all'iniziativa www.rivotiamo.it fatto per Forza Italia per contestare la vittoria di Prodi del 2006». Tutto vero? No. «A Silvio Berlusconi non ho mai fornito né servizi di strategia né di contenuti. Solo la piattaforma informatica su cui costruire i suoi siti», replica Camisani Calzolari che definisce il Cavaliere «un buon cliente» e si dice disposto a offrire il suo supporto tecnologico a qualunque partito lo chieda, «magari in futuro anche allo stesso Grillo». Forzare il collegamento con Berlusconi è poco onesto da parte di chi lo fa, sarebbe più corretto entrare nel merito del metodo della ricerca invece di sollevare inutili sospetti». Appunto, il merito. Su questo Grillo si è astenuto dal commentare. «Fossi in lui invece di attaccarmi mi preoccuperei di verificare perché il suo account è in questo stato - continua il professore dello Iulm - magari lui è inconsapevole e qualcuno che lavora per lui che ha interesse a dimostrare di essere bravo ha fatto qualcosa di singolare. Io investigherei».
E a rafforzare la tesi dei followers falsi, siano essi casuali o voluti, David Guido Pietroni, storico manager di Vittorio Sgarbi, ha affermato ieri (su twitter, ovvio) di aver comprato con estrema facilità 20mila seguaci pagando 100 euro.
Commenti, come prevedibile, sono invece piovuti dal mondo politico. Da Roberto Formigoni, che proprio su twitter attacca dicendo: «Sboom di Grillo: mi dichiara guerra in contumacia dalla Sardegna. Io lo sfido e lui scompare. Ora si scopre che metà dei suoi seguaci sono falsi». Critico anche l'onorevole Agostino Ghiglia (Pdl). «Grillo è rimasto impigliato nella sua stessa rete. Se la miglior difesa è l'attacco, la sua è una difesa da ultima spiaggia degna del barricadiero caviar.
Una figura non certo a 5 stelle per il Grillo smascherato. Ma con lui, adesso, tremano anche gli altri politici internauti. Camisani Calzolari promette a breve nuove scottanti rivelazioni.
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