GenovaUn altro terremoto politico interessa una Regione. Tocca alla Liguria, questa volta, e ad essere costretta a lasciare l'incarico è la vicepresidente della giunta ed assessore all'Urbanistica, Marylin Fusco, 39enne esponente di Italia dei Valori. È finita nel mirino della magistratura per un'inchiesta avviata dalla procura di Sanremo sulla realizzazione del porto di Baia Verde ad Ospedaletti nella provincia di Imperia. Per i pm, che indagano su di lei per abuso d'ufficio e violazione di norme ambientali, Fusco si sarebbe spesa in prima persona nella risoluzione di un contenzioso che aveva bloccato i cantieri dal 2010, a favore di Mauro Mannini, amministratore delegato della società che ha in gestione i lavori del porto. Giovedì scorso i carabinieri del Noe avevano fatto irruzione nei suoi uffici sequestrando diversi documenti.
Dopo due giorni nei quali aveva tentato di resistere al suo posto dichiarandosi del tutto estranea alla vicenda e scaricando eventuali responsabilità sulla giunta precedente, ieri ha deciso di lasciare: «Voglio dimettermi per dare un messaggio molto chiaro a questa Regione - ha detto Marylin Fusco - e mi auguro che tutti gli amministratori che vengano a trovarsi nella mia stessa condizione, qualora ricevano un semplice avviso di garanzia, abbiano il coraggio ed il senso di responsabilità di dimettersi come ho fatto io, con grande serenità e coerenza».
Dietro il congedo, tuttavia, anche le pressioni da parte del presidente della Regione, Claudio Burlando, con il quale negli ultimi giorni i rapporti si erano incrinati. Giovedì Fusco e Burlando avevano dato due letture differenti su quanto stava accadendo e ieri, durante la conferenza stampa in cui sono state annunciate le dimissioni, l'ormai ex assessore all'Urbanistica non ha lesinato stoccate al governatore sul merito dell'inchiesta: «Non ho mai gestito fondi Fas perché di competenza del presidente». Una dichiarazione che si presta a diverse letture compreso un possibile coinvolgimento nella vicenda del presidente Claudio Burlando. Ma ad avere più voce in capitolo è stato il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro troppo spaventato dall'idea di avere un nuovo scandalo in casa dopo la vicenda Maruccio, tanto da chiedere direttamente che in Liguria si facesse subito un passo indietro: «Questa è la differenza tra noi e le altre forze politiche - ha commentato Di Pietro - in tutti i partiti può capitare che qualcuno venga indagato dalla magistratura e debba render conto del proprio operato. Ma noi, a differenza di altri, chiediamo ai nostri di dimettersi dall'incarico che ricoprono».
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