Faccia a faccia, a Palazzo Chigi, tra il premier Renzi e Carlo De Benedetti, miglior lobbista di se stesso. Al centro, dicono i rumors, ci sarebbe stata soprattutto la questione dei fondi all'editoria, con l'Espresso-Repubblica (gruppo presieduto dall'Ingegnere) alle prese con una ristrutturazione (crisi) che comporterà, come in altre decine di realtà editoriali, nuovi tagli e prepensionamenti - anche di firme storiche - a patto che il dipartimento Editoria di Palazzo Chigi dia il via libera ai finanziamenti, al momento in stand by (e per giunta nel mirino del taglia-spese Cottarelli...). La pratica è in mano all'uomo ombra di Matteo Renzi, il sottosegretario Luca Lotti. Ma l'ultima parola, come su tutto, è di Renzi, alle prese in queste ore con un altro test: rispettare le quote rosa «renziane» anche nella tornata di nomine pubbliche. E qui l'incontro con De Benedetti può essere risultato proficuo per entrambi, con una top manager «debenedettiana», Monica Mondardini (amministratore delegato Cir e gruppo Espresso) che è anche una delle poche donne papabili per una delle poltronissime, si dice le Poste. Si è parlato anche di Sorgenia, la società del gruppo messa peggio, con un buco di 1,8 miliardi di euro? L'editore di Repubblica non riveste ruoli diretti, mentre il figlio Rodolfo, presidente Cir, ha sempre respinto le insinuazioni: «Si cerca di creare un caso politico su quello che è solo un problema tra azionisti e banche». Casualmente, proprio all'indomani dell'incontro De Benedetti-Renzi il cda di Sorgenia si è riunito per l'approvazione del piano di salvataggio. E, sempre per un incrocio di circostanze, in corsa per Enel ci sarebbe proprio l'attuale ad di Sorgenia, Andrea Mangoni.
Ma Cir e Sorgenia possono contare, quando non sui consigli e sulle relazioni politiche del fondatore Carlo De Benedetti, su un validissimo gruppo di lobbisti, molto attivi in Parlamento. In via del Tritone a Roma la targhetta dice «Cir - Ufficio di rappresentanza», di fatto è il quartier generale dei lobbisti dell'Ingegnere. Un team di una decina di specialisti, guidati da Francesco Dini, direttore Affari generali di Cir, in sostanza il lobbista-ariete dei De Benedetti nel Palazzo. Relazioni trasversali, ma soprattutto nel Pd, un tempo in asse con D'Alema e Latorre, quindi con l'ala lettiana del Pd (specie con Boccia, presidente della Commissione Bilancio, autore della proposta Google tax molto sostenuta da De Benedetti), ovviamente col capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda che per anni è stato consigliere di amministrazione del gruppo Espresso. Ora i lobbisti di De Bendetti sono al lavoro per fare breccia nel giglio magico di Renzi. Sotto il governo Letta (seduto a fianco di Carlo De Benedetti a teatro per i 90 anni di Scalfari) venne fuori un emendamento «salva Sorgenia» alla legge di Stabilità. Opera del lobbista Dini? Chissà. «Ho visto con i miei occhi i lobbisti vicini al gruppo Cir calare in Parlamento per favorire norme utili a Sorgenia - attacca il senatore di Fi Maurizio Gasparri - e posso assicurare che ci sono sempre state pressioni in campo energetico che avrebbero dato luogo a norme che Sorgenia non disprezzerebbe». Quando non direttamente l'Ing, e nemmeno i suoi lobbisti, scendono in campo i giornalisti. Come per le pressioni su Fabrizio Barca, rivelate dallo scherzo telefonico della Zanzara, per farlo ministro dell'Economia di Renzi.
«Ci fu un incontro tra De Benedetti e Barca, poi delle telefonate da un suo giornalista per sapere se Barca aveva deciso» raccontano fonti vicine all'ex ministro. «Un giornalista del gruppo Espresso», «un nome conosciuto»...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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