Milano C'è chi ha notato un tremore sospetto nel proprio compagno e vuole capire, chi vorrebbe sapere quale terapia seguire oltre alla cura con i farmaci. Chi semplicemente vuole sapere come sta procedendo la ricerca. Per questo i centri che si occupano di Parkinson aprono le porte e, in occasione della giornata della malattia, domani mettono medici ed esperti a disposizione dei pazienti e dei loro parenti. L'obbiettivo è informare. E informare bene, sfatando false credenze e timori infondati. In ogni regione saranno organizzate iniziative dalle associazioni mediche e di volontariato.
In Italia il Parkinson colpisce oltre 220mila persone e, a differenza di quello che si crede, non si tratta solo della popolazione anziana. In oltre il 10% dei casi, i sintomi compaiono, timidi, già prima dei quarant'anni e diventano più acuti con il tempo. Per questo i medici spiegheranno ai giovani come prevenire la malattia e quali esami di approfondimento fare nel momento in cui compaia qualche disturbo che è più di un sospetto.
Fino a cinque anni fa, la diagnosi della malattia era piuttosto difficile fra gli under 40, ma ora è possibile anche grazie all'evoluzione della scintigrafia celebrale.
Resta un'incognita, enorme: la ricerca. Gli studi nei laboratori proseguono ma i fondi per finanziarli scarseggiano e saranno sempre meno. A lanciare l'allarme è Gianni Pezzoli, direttore del Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento degli Istituti clinici di perfezionamento dell'università degli Studi di Milano: «È un momento difficile per la ricerca - spiega -. Il governo Monti ha tagliato i contributi al no profit dal 5 al 4 per mille e nessuno si è ribellato. Quindi l'anno prossimo i fondi saranno di meno. Il mondo del no profit è grato a chi aveva istituito il 5 per mille e tutti noi speravamo che quel parametro venisse stabilizzato. Ci aveva aiutato a venir fuori dalla pura burocrazia di prima, che complicava le cose».
La giornata dedicata al Parkinson servirà anche a sensibilizzare sulla malattia e a stimolare la raccolta di fondi. Ma quello dei finanziamenti alla ricerca non è l'unico problema da affrontare. Le richieste di assistenza sono parecchie e non sempre si hanno le forze per aiutare tutti come si vorrebbe. Un esempio: agli istituti clinici di perfezionamento di Milano arrivano 1.500 nuovi pazienti all'anno. I medici si sono organizzati per garantire la prima visita nel giro di due settimane ma spesso la lista d'attesa cresce. «Noi facciamo il possibile - spiega Pezzoli - e garantiamo le visite di controllo nell'arco di sei mesi. Ma l'assistenza va potenziata. Ammetto che non siamo entusiasti a portare il paziente in ospedale». Dopo la diagnosi, oltre alla terapia farmacologica, è necessaria un'assistenza costante che, più il paziente è grave e anziano, più deve essere a domicilio. La giornata di domani sarà anche l'occasione per presentare uno studio anti-cadute e una ricerca sui biomarcatori.
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