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I pm si accaniscono su Ruby ma perdono la "prova regina"

La Procura cita un'intercettazione per dimostrare che la ragazza si prostituiva, però la trascrizione non si trova. Poi una sequela di domande hard

I pm si accaniscono su Ruby ma perdono la "prova regina"

La domanda-bomba la fa Piero Forno, procuratore aggiunto, che fino a quel momento ha assistito, in disparte e un po' sornione, al fuoco di fila con cui il suo collega Antonio Sangermano ha messo Ruby Rubacuori davanti alle sue contraddizioni. Forno si alza e, con l'aria di chi stava per dimenticarsi un dettaglio: «È vero che quando lei venne fermata dalla Volante offrì un rapporto sessuale all'agente Caffaro?».
Ruby resta di sasso. Il suo legale insorge, chiede che la Procura tiri fuori l'intercettazione, la Procura chiede tempo per andarla a cercare. Ma la trascrizione non si trova. Qualcuno giura di averla letta. I pm dicono che ne esistono due versioni, una con Ruby che fa l'offerta, un'altra in cui si sente solo il poliziotto che declina. Va a finire che Forno ritira la domanda.

Il senso, però, resta chiaro, e riassume abbastanza bene uno dei fili conduttori sui quali la Procura ha condotto l'intero interrogatorio in aula della giovane marocchina nel processo a Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede, iniziato venerdì 17 e terminato ieri. Ruby faceva la prostituta, già prima di conoscere Silvio Berlusconi, e ha continuato a farlo anche dopo: questa la tesi dei pm. Lo spudorato tentativo di togliersi di impiccio offrendo sesso a un poliziotto sarebbe, per la Procura, la prova più eclatante degli allegri costumi della ragazza. Che però, nella ricostruzione dei pm, emergono con chiarezza anche da altri elementi raccolti nelle indagini, e persino dalle stesse confidenze telefoniche di Ruby, intercettate. Questo a volte costringe i pm a fare domande che possono suonare brutali: «Perché sul telefono di Michelle Conceicao il suo numero è registrato sotto il nome “Ruby Troia”?». «Chiedetelo a lei», risponde brusca Ruby.

Tanta insistenza nei confronti di una vittima - questo è il ruolo che Ruby riveste nel processo - è essenziale per i pm per inchiodare alle loro responsabilità sia Berlusconi che i suoi presunti complici e «fornitori», ovvero Mora, Minetti e Fede. Se Ruby si prostituiva, diventa difficile credere che sia andata ad Arcore e vi abbia ricevuto migliaia di euro in contanti, ma sia però rimasta defilata dal lato piccante delle serate. Diventa difficile credere alle sue ritrattazioni di oggi, e più agevole credere alle ammissioni che fece durante le indagini, quando raccontò delle profferte del Cavaliere e di ragazze che si buttavano nude in piscina: racconti che ieri in aula liquida come «cavolate, bugie, fandonie, panzanate», come frutti della sua fantasia che solo «per coincidenza», spiega, assomigliano ai racconti di altre partecipanti alle serate.

Ieri, in aula, i pm rinfacciano una per una a Ruby le ammissioni messe a verbale durante gli interrogatori segreti dell'estate 2010. Gli avvocati insorgono, perché quei verbali - almeno ufficialmente - non sono ancora noti per intero: la Procura li ha coperti con ampi omissis, ufficialmente per «tutelare la riservatezza delle persone citate». Per esempio, quando Ruby diceva di avere aperto la porta della camera di Berlusconi, trovandolo impegnato in un rocambolesco partouze con Belén Rodriguez, Nicole Minetti e Barbara D'Urso. Un incontro a quattro che, questo è sicuro, non c'è mai stato. Per i difensori, se i verbali di Ruby non fossero stati costellati di omissis, sarebbe evidente il ruolo che la fervida fantasia della fanciulla giocava nelle sue «rivelazioni».
Come distinguere, nei racconti di Ruby, verità e menzogna? Era più credibile quando era intercettata, quando sotto interrogatorio rivelava che era stato Berlusconi a suggerirle la storiella di Mubarak, o è più credibile adesso, quando nega tutto, «se non mi sono prostituita con uno bello come Cristiano Ronaldo, figurarsi se l'ho fatto con Berlusconi»? È questo, alla fine, il punto che il giudice Gatto e le sue colleghe dovranno sciogliere nella sentenza.

Anche questo processo, come quello contro Berlusconi, è in dirittura d'arrivo: venerdì prossimo la requisitoria, entro fine giugno la sentenza, più o meno in contemporanea con l'altro. E se i due tribunali dovessero decidere cose diverse?

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