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I pm: usati 600mila euro di fondi Pdl per stipulare una polizza sulla vita. Ma li ha restituiti

RomaIl senatore Maurizio Gasparri rischia di essere processato per peculato. La Procura di Roma lo accusa di aver utilizzato 600mila euro provenienti dai fondi pubblici destinati al funzionamento dell'ufficio di presidenza del gruppo Pdl per stipulare una polizza sulla sua vita.
I pm ritengono che si sia appropriato del denaro che era sul conto corrente numero 10373 della Bnl del Senato a lui intestato in qualità di presidente del gruppo parlamentare. E ai magistrati, allertati dalla segnalazione di «operazioni sospette» partita dalla banca stessa, poco importa se abbia poi restituito il denaro, ad eccezione dei 10.697 euro che aveva fruttato la polizza prima che venisse riscattata in anticipo, perché il peculato è un «reato istantaneo» che si consuma nel momento in cui qualcuno dispone come fosse suo di un bene di cui si aveva la disponibilità per motivi d'ufficio. Il vicepresidente del Senato, seppur «turbato» dalla notizia, dice di avere la coscienza tranquilla: «Non mi sono appropriato di nulla. Ritenevo di aver chiarito agli organi competenti la vicenda relativa alla gestione dei fondi del Pdl. L'operazione in questione mi era stata proposta dalla banca che da sempre ha i suoi uffici in Senato e tutto è stato fatto con grande trasparenza e nell'interesse del gruppo». Sulla gestione amministrativa dei contributi pubblici, in realtà, l'inchiesta madre dalla quale è scaturito il filone in cui è indagato il senatore, i magistrati non hanno trovato nulla di penalmente rilevante, pur stigmatizzando la situazione di estrema confusione nella contabilità. E hanno chiesto l'archiviazione, oltre che per Gasparri, anche per il vicepresidente del gruppo Gaetano Quagliariello. Ora sarà il giudice per le indagini preliminari a dover decidere se archiviare tutto oppure no. L'inchiesta sulla polizza a vita, invece, è terminata e il provvedimento di chiusura indagini, atto che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, è stato firmato dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. Dagli atti risulta che Gasparri il 22 marzo del 2012 ha investito 600mila dei contributi del Senato in un prodotto assicurativo a lui intestato, e con copertura in caso di morte, indicando quali beneficiari i suoi eredi legittimi. Dopo aver riscattato la polizza in anticipo, il primo febbraio 2013, ottenendo una liquidazione di 610.697 euro, il senatore ha provveduto a restituire il denaro al gruppo Pdl con due bonifici di 300mila euro. «Solo a seguito di specifiche richieste della direzione amministrativa del gruppo», scrivono i magistrati. Nessuna irregolarità è stata invece rilevata nella gestione complessiva dei fondi, nessuna prova che siano stati spesi per interessi privati. Seppure la Finanza abbia evidenziato che il gruppo utilizzava «sistematicamente» denaro contante per i pagamenti e che in due anni (2010-2012) ha prelevato 2 milioni e 800mila euro senza alcuna rendicontazione, questo era consentito dalla normativa, modificata in senso restrittivo soltanto nel novembre 2012.
Gasparri ha incassato subito la solidarietà dei colleghi di partito. Per Sandro Bondi (Fi) «la sua onestà è talmente nota a tutti che certe notizie non la scalfiscono minimamente».

«Il presidente Gasparri si è sempre contraddistinto per le battaglie su legalità e trasparenza, meraviglia pertanto apprendere che è soggetto ad indagini per fatti che certo dimostreranno la sua estraneità», commenta Paolo Romani.

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