I politici si autoassolvono dopo la sferzata del Papa

Malumori per l'anatema contro i corrotti. Romani (Fi) cinguetta: "Perché farci prendere a schiaffoni? La Chiesa non ha meno problemi"

I presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, salutano papa Francesco
I presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, salutano papa Francesco

Roma - Dopo Bergoglio, l'orgoglio. Quello della casta sputtanata all'alba di giovedì da Papa Francesco nel corso della messa per i politici all'ombra del Cupolone («i peccatori saranno perdonati, i corrotti no»), e ricompattarsi nel giro di poche ore nel sacramento laico e di rito montecitoriano dell'autoassoluzione.
La tromba della riscossa la suona Paolo Romani, senatore di Forza Italia: «Mi dovete spiegare - twitta - perché la politica italiana tutta, debba farsi prendere a schiaffoni dal Capo di una Chiesa che non ha meno problemi». Una frase coraggiosa: criticare il pontefice argentino è arduo, c'è il rischio di finire impallinati dall'opinione pubblica piena di groupie dell'uomo in bianco. Così per un Romani che parla chiaro, molti altri dal Palazzo esprimono il malumore per mezze parole, per «sì, ma», per cose dette e non dette. Al massimo c'è chi si azzarda a criticare il metodo e non il merito: «Sarebbe stato meglio darci un messaggio di speranza invece di fustigarci», si lagnano alcuni.
Ma c'è quell'acidità di stomaco che non va via nemmeno con l'alka-seltzer, quell'ostia amara il cui sapore resta in bocca. E non sono solo quelle parole al vetriolo. C'è pura quella sensazione di fastidio resa plasticamente da Bergoglio, quel desiderio palese di volere essere altrove che stride con un anno di immagini in cui papa Francesco baciava malati deformi, lavava piedi oltraggiati dal tempo e dalla scarsa igiene, mandava all'aria tradizioni e liturgie sempre in senso partecipativo, inclusivo, quasi amicale. Con i politici no: freddezza, distanza, nemmeno una foto tra i banchi. «Voi vi siete allontanati dal popolo, io mi allontano da voi», l'sms subliminale recapitato a cinquecento più qualcosa uomini e donne di palazzo accorsi alla sua corte. Come se lui, il pontefice, quei figuri che pascolano nel Transatlantico li avesse già condannati per conto del suo datore di lavoro. E allora ecco la reazione, lo scatto d'orgoglio espressa da Romani: «Da che pulpito viene la predica. Da quella Chiesa che ospita corrotti, pedofili, affaristi». Puerile? Forse. E per questo perfettamente politico.
Pure, da parte dei politici c'è poca voglia di porgere l'altra guancia. «Ma come, ci costringe a una levataccia per stare a San Pietro alle 6 a San Pietro e ci bastona pure?», soffia qualcuno. «Messaggio potente ma severo», ammette la presidente della Camera Laura Boldrini. Di ben altro avviso monsignor Nunzio Galatino, segretario generale della Cei, secondo cui papa Francesco è stato fin troppo buono «a dire che si corrompono solo quelli che stanno lontani dalla gente.

Ci sono anche i politici i quali, quando stanno con gli altri fanno un poco peggio: mettono insieme la voglia di corrompersi a vicenda. Anzi, fanno un poco a gara, alcuni, a chi si corrompe di più». Padre, non perdonare loro perché sanno benissimo quel che fanno.

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