Le Olimpiadi sono il vestito buono del mondo. Sta bene a tutti. La più mastodontica passerella del pianeta è piena di gente. Una folla in coda per un posto: grande, piccolo, medio. La politica in crisi planetaria ha fiutato l'aria: oggi nessun G8, nessun G20, nessun appuntamento o summit internazionale vale come i Giochi Olimpici. Hanno riempito le piste dei loro aerei di Stato e sono partiti. Londra, arriviamo. Mondo, arriviamo. Una foto per dire di esistere. Capi di Stato, candidati presidenti, first lady, premier, poi miliardari e star dello spettacolo con ambizioni da leader internazionali. C'è posto per tutti. Fatti più in là. Giorgio Napolitano è arrivato ieri: ha salutato e benedetto gli atleti al Villaggio Olimpico. Oggi visita la regina Elisabetta e poi si accomoda in tribuna d'onore per la cerimonia di inaugurazione. Con lui un numero imprecisato di suoi colleghi: presidenti delle repubbliche, monarchi, premier. L'ultimo dato dice che saranno 140: due terzi dei potenti del mondo nello stesso posto. Per capire: ad Atene i capi di Stato presenti furono 42, a Pechino erano 85. Qui ci si avvicina al doppio perché la città è diversa e perché il mondo è cambiato. In Cina poteva creare imbarazzo, a Londra no: è l'Occidente che coccola se stesso. Poi i quattro anni passati dal 2008 fanno il resto: all'epoca eravamo all'inizio di una crisi che sembrava passeggera e confinata al capitalismo americano. Ora sappiamo che dentro ci sono tutti. E tutto. A cominciare dalla politica che viene torturata di giorno in giorno dai mercati e dello spread. Ecco perché sono tutti qui ad accarezzare le teste degli atleti olimpici.
Londra è una lavatrice che pulisce le coscienze, una grande vetrina dove mostrarsi felici da sembrare pazzi. Le Olimpiadi sospendono il tempo. Quattro miliardi di spettatori in tutto, un miliardo almeno previsto per la cerimonia di apertura di stasera: dove la trovi una platea così? Un fotogramma di un secondo nella diretta di oggi vale più di un'ora in prime time. Qualcosa che faccia dire al proprio popolo: «Guarda, guarda, hai visto il presidente?». Ecco perché viene Michelle Obama. La first lady americana fa le veci del marito: in piena campagna elettorale per la rielezione di Barack essere a Londra aiuta. Una botta di popolarità e un modo per marcare l'avversario. Perché c'è pure Mitt Romney. Il candidato repubblicano arriva con la scusa di vedere uno dei suoi cavalli che gareggia nell'equitazione. Si chiama Rafalca e può vincere nel dressage. A Romney importa il giusto, cioè poco. L'importante è che gli abbia consentito di essere qui. È visibilità, è popolarità. È il pretesto: vieni nel centro del mondo. Serve, eccome. A lui, come a Michelle, quindi a Obama. Ma pure a Vladimir Putin che così si toglie per un po' la pressione di essere quello che impedisce all'Onu di intervenire davvero in Siria contro le carneficine di Assad. Il presidente russo arriva oggi: ha messo in calendario incontri proprio sulla situazione in medioriente. Poi andrà a godersi i ragazzi del Judo, il suo sport.
La passerella è una benedizione. Per Angela Merkel che ci sarà, così come il presidente francese François Hollande. Non si può snobbare un appuntamento così, non se a organizzarlo è il Regno Unito. David Cameron è il cerimoniere del pianeta che omaggia lo sport solo per convenzione. Qui, nessuno dei capi del mondo viene per gli atleti, ovvio. Il vestito buono serve per le foto, a prescindere da un successo sportivo. Potrebbe essere anche la prima comunione di qualcuno. Conta la presenza nella immensa piazza virtuale. Il primo a pensarla così è proprio Cameron. Ha parlato ieri. Ha citato Winston Churchill: «Difenderemo le nostre Olimpiadi dal cielo, dal mare, dalla terra». Allora valeva per Hitler, oggi per il terrorismo internazionale. Cameron ha bisogno che funzioni tutto. Londra 2012 vale un bel pezzo del suo mandato. Allora chissenefrega degli atleti, no? «Godetevi i Giochi, ma pensate anche a tutto il resto che possiamo offrire». Cioè: cari stranieri, venite qui e spendete. Comprate la città, comprate il Paese: qualunque cosa che ci aiuti a uscire dal pantano della crisi che non molla la Gran Bretagna come il resto dell'Occidente. «Il Regno Unito è ora il miglior posto per fare affari». Chiaro.
Lotta al terrorismo ed economia, non serve altro. Cameron spera nell'una e nell'altra: sa che in queste due settimane arriveranno a Londra 189 jet privati al giorno. Significa più 18 per cento rispetto al solito. Significa che ai ricconi del mondo questi Giochi piacciono. L'ha detto il governatore della Bank of England Mervyn King: «Senza la fiducia la finanza non è nulla». Le Olimpiadi sono la fiducia: durante i Giochi ci saranno 18 summit economici. Oltre tremila leader d'affari passeranno da Lancaster House, la storica residenza vicina a St. James Park trasformata in Ambasciata Britannica del Business: ci sarà Eric Schmidt di Google, Jonathan Ive, il genio del design di Apple; poi Sir Andrew Witty, Ceo di GlaxoSmithLiKline, Warren East, il boss of Arm. «Come la crema di Davos senza i politici», dicono dalle parti di Downing Street. Ci sarà anche Paul Allen, il cofondatore di Microsoft. Anzi lui c'è già. Ha ormeggiato il suo yacht da 160 milioni di euro nel Tamigi. Qui dicono che il suo arrivo sia un buon segno per la Gran Bretagna: lui di solito si muove solo per investimento. Che cosa può comprare? Che cosa può portare? Brandelli di ottimismo. Perché la sfilata planetaria è anti-depressivo collettivo. Delle Olimpiadi non si butta niente. Non lo fa persino la regina Elisabetta, la quale raramente presenzia ad appuntamenti pubblici. Oggi ci sarà.
I potenti del mondo "ripuliti" dai Giochi
Record: due terzi dei potenti del mondo nello stesso luogo. Per due settimane atterreranno 189 jet privati al giorno
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