L'incontro ravvicinato del terzo tipo va in onda su La7, a «Bersaglio mobile» di Enrico Mentana. Non il duello tra Berlusconi e Bersani auspicato dal Cav. Non il confronto a tre proposto da Monti. Ma tre interviste singole ai principali leader delle coalizioni (Grillo, è noto, diserta il video). Quella a Bersani è stata registrata al mattino. Ascoltarli significa vedere tre Italie diverse. Quella di Bersani ricorda il Quarto Stato. Quella di Berlusconi, la commedia all'italiana. Quella di Monti un'opera fredda del nordeuropa. Mentana è in piedi, i leader su una seggiola solinga e, a occhio, piuttosto scomoda.
Bersani attacca il suo ritornello sull'eccesso di personalismo in politica. «Mi chiedo: dopo Berlusconi, dopo Monti, dopo Grillo, in quei partiti cosa succederà?». Si parla della vendita di La7, del mancato confronto televisivo, di Grillo «che scappa davanti alle domande». La prima cosa che Bersani farebbe da premier è coinvolgere nella concertazione la Caritas, l'Arci e altre forme di rappresentanza sociale. Poi, lotta alla corruzione, legge sul conflitto d'interessi, ripristino del falso in bilancio, lotta all'evasione. Il tema centrale è il lavoro, soprattutto l'aiuto a quello precario. Il leader Pd snocciola i suoi temi, cavalli di battaglia un tantino logori. Una lezione al ciclostile che, per contrasto, fa venire alla mente il comizio del leader stralunato interpretato da Toni Servillo in «Viva libertà» di Roberto Andò. Il quale aprendo un comizio dice: «Oggi voglio cominciare da una parola che mi sta molto a cuore. Ma che qui, su questo pannello, non c'è. È la parola passione».
Tocca a Berlusconi, leader del centrodestra ma non candidato premier. «Con i miei alleati abbiamo pensato che farei meglio come ministro dell'Economia». Citando Benigni e Celentano, Mentana chiede cos'ha fatto di buono Berlusconi per gli italiani? Lui sfodera la concretezza del fare: «L'altro giorno sono venuto a Roma da Milano in due ore e 41 minuti con l'alta velocità che prima di me non c'era». D'obbligo la domanda su La7, pensa che diventerà una rete più vicina al suo sentire? «Me lo augurerei. I vostri conduttori sono prevalentemente orientati dall'altra parte». Il confronto tra tutti cinque i leader «sarebbe una fiera inutile». Veniamo alla sostanza, invita Mentana. «Facciamola entrare». Guardi che di là c'è Monti. «Se è Monti non c'è sostanza». Poi il Cavaliere ribadisce che nel primo consiglio dei ministri abolirebbe l'Imu, restituirebbe quella versata nel 2012 e avvierebbe la riforma di Equitalia. E Grillo? «Chi pensa, votandolo, di mandare a casa i vecchi politici, invece favorirà la vittoria di Vendola e Bersani. Il quale, mentre ci sono tre milioni e mezzo di italiani che vivono in povertà, pensa al ripristino del falso in bilancio».
L'ultimo è Mario Monti, fresco di parrucchiere. Le fischiavano le orecchie? «Sì, tutte e due», è la risposta per accreditare l'equidistanza dai leader che l'hanno preceduto. Su La7, il professore non si pronuncia «in quanto premier». Secondo Monti l'Imu e Equitalia sono stati introdotti dai precedenti governi e non dal suo. Metà dell'intervista del premier consiste, però, nel tentativo di smontare quella di Berlusconi.
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