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I riformisti all'attacco: "No a un Pd massimalista"

L'ala riformista del Pd contesta apertamente la linea scelta dalla neosegretaria Elly Schlein

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Contestazioni al ministro Roccella, ecovandalismo e utero in affitto. Su tanti, troppi temi esiste ormai una distanza siderale tra le posizioni della segretaria Elly Schlein e l’ala più riformista del Pd. Una distanza che è stata messa nero su bianco in una lettera pubblica su Repubblica e firmata dagli ex parlamentari Enrico Morando, Giorgio Tonini e Stefano Ceccanti.

Proprio quest’ultimo, interpellato da ilGiornale.it, spiega che esiste “il rischio di puntare a un monopolio dell’opposizione, approfittando della crisi del M5s, solo con posizioni di principio identitarie che marcano la distanza col Governo, ma senza andare a coinvolgere fasce diverse di un elettorato che è più mobile di quanto non si creda, cosa che richiede appunto mediazioni nuove stando nel gioco del confronto politico-parlamentare”. Ceccanti nota con piacere come sulla collocazione euroatlantica “per fortuna sinora non c’è stato uno scivolamento verso astratti pacifismi”, ma su altri temi “sembra di vedere astratte declamazioni di principio, in particolare in ambito socio-economico”.

Sulle questioni costituzionali, invece, “c’è un’incertezza a ribadire che esse sono una priorità”, mentre il premierato era la tesi numero 1 dell’Ulivo. Secondo il senatore Alessandro Alfieri, ex coordinatore di Base riformista, la corrente che ha sostenuto Stefano Bonaccini, la minoranza non deve avere un atteggiamento di contrapposizione, ma la capacità di avanzare proposte, idee e progetti e “battersi per un Pd plurale e di governo” cercando di recuperare una parte di elettorato che si era allontanata, mantenendo, però, coloro che in questi anni si sono sentiti a casa.

Una sfida non facile visti i recenti addii di cattolici come Beppe Fioroni o di liberaldemocratici come Andrea Marcucci. E sono proprio i temi etici uno dei nodi del Pd targato Schlein, la quale ha una posizione persona diversa da quella ufficiale del partito sull’utero in affitto. “Finora la Schlein ha sempre sintesi tra le diverse sensibilità del Pd”, afferma con sicurezza Alfieri. Ma ciò che non è piaciuto ai riformisti è anche il fatto che la segretaria del Pd non abbia stigmatizzato l’azione dei contestatori che hanno impedito al ministro Roccella di parlare al Salone del libro di Torino, ma anzi ha attaccato il governo, reo di non accettare il dissenso.

Su questo episodio Ceccanti fa sue le parole di Luciano Violante che ha definito grave l’atteggiamento dei contestatori che “grave che, dopo aver letto un documento, si siano rifiutati di dialogare con la ministra che invece aveva chiesto un civile confronto”. La senatrice Valeria Valente evita di esprimersi nel merito del singolo episodio e si limita a dire, in linea generale, che “la contestazione è sempre legittima, ma altra cosa è oggettivamente impedire all’interlocutore di parlare”.

Molto più duro, invece, è il commento nei confronti dei giovani che hanno imbrattato la Fontana di Trevi: “Contesto senza sé e senza ma le modalità di protesta dei ragazzi di Ultima Generazione che sono da condannare, nonostante le loro ragioni siano nobili”. L’ex senatrice ed ex ministro Valeria Fedeli non è d’accordo sulle modalità di protesta dei ragazzi ecologisti e neppure con chi ha impedito la presentazione del libro a Roccella Ritiene, invece, che si debba “saper tenere insieme il diritto al dissenso, alla contestazione e il diritto ad esprimere le proprie opinioni liberamente. È questo che distingue la democrazia”. "Un Pd massimalista tradirebbe la sua natura”, le fa eco la Valente che invita a evitare che il partito venga dipinto come “spaccato tra spinta identitaria e vocazione riformista”.

L’ex deputata Alessia Morani, infine, spiega che il compito del Pd è “una alternativa a questa destra conservatrice e nostalgica”, ma avverte: “è necessario decidere come declinare identità e riformismo senza che la prima diventi vocazione minoritaria e il secondo puro velleitarismo”.

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