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I segreti di Elisabetta Tulliani: dai lavori nella casa al caso del passaporto

Dopo essersela presa con il cognato ora Fini scarica anche la Tulliani che si è occupata in prima persona della casa di Montecarlo dal 2008

I segreti di Elisabetta Tulliani: dai lavori nella casa al caso del passaporto

Anziché prendersi le sue responsabilità e dimettersi per la figuraccia fatta, Gianfranco Fini dapprima se l'era presa col cognato e ora ha scaricato la madre delle sue figlie. Sulla casa di Montecarlo, dice ogni volta, è stato messo in mezzo a sua insaputa. Il leader Fli già in occasione delle sue prime esternazioni sull'affaire immobiliare nel Principato, due anni e due mesi fa, confessò di essere caduto dal pero, e che a spingerlo giù era stata proprio la compagna: «Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento: la mia sorpresa e il mio disappunto sono facilmente intuibili». All'epoca il reprobo sacrificabile era Giancarlo e non Eli, destinataria invece di un appello alle donne del Pdl della deputata finiana Flavia Perina per schierarsi contro quella che considerava «una lapidazione della donna del nemico». Ma ora che dalle carte sequestrate dalla Gdf al latitante Corallo è saltata fuori anche la copia del passaporto di Eli, spedita via fax proprio a quel James Walfenzao che ha gestito le operazioni di compravendita «coperta» della magione monegasca, il leader di Fli sembra aver deciso di scagliare lui la prima pietra.

SILENZI, OMISSIONI E MISTERI

Certo è che Elisabetta, sulla vicenda, non la racconta giusta. Non solo perché - come il fratello - non ha mai voluto chiarire dubbi e sospetti. Ma anche perché lei nella storia della casa emerge fin dall'alba del business, ben prima della presunta spifferata a Fini, che deve avvenire dopo l'ingresso di Giancarlo Tulliani nell'appartamento, a gennaio del 2009. Torniamo a quei tempi. Tra il 2008 e il 2009 Elisabetta, secondo alcuni testimoni oculari, è parte attivissima nel processo di ristrutturazione dell'appartamento. C'è chi giura di averla addirittura vista «sul cantiere», come il vicino di casa Fabrizio Torta, che dichiarò in tv di aver incontrato «una signora bionda estremamente appariscente» che si «occupava della ristrutturazione», e che in seguito avrebbe riconosciuto sui giornali in Elisabetta Tulliani. Qualcuno arrivò a ricordare di aver incrociato nell'androne del palazzo la giovane donna insieme al compagno Fini, anche se la coppia ha sempre negato. Purtroppo per lei, esistono tracce di questa attività. Per esempio le numerose e-mail che lady Fini e il suo architetto inviavano a Luciano Garzelli, costruttore monegasco a cui, per primo, furono affidati i lavori su segnalazione dei «clienti eccellenti» da parte dell'ambasciatore nel Principato, Carlo Mistretta, che al Giornale disse di ricordare che, durante una visita di Giancarlo in ambasciata, il cognato di Fini chiamò la sorella in sua presenza. Garzelli, dicevamo, ha confermato di aver ricevuto chiamate e mail con le indicazioni della donna e dell'architetto romano che si occupava del progetto.

ATTENZIONE, LAVORI IN CORSO

«Ho ricevuto telefonate da Elisabetta Tulliani – ha detto Garzelli – oltre che dal fratello. Mi sono inizialmente occupato della ristrutturazione, poi ho passato i lavori alla Tecab, azienda per cui lavorava mio figlio, perché mi ero stufato delle richieste dei Tulliani, che volevano portare mobili, cucina, materiali dall'Italia. Una di queste mail porta la data del 25 giugno 2009, e l'architetto romano fa presente che Elisabetta Tulliani è d'accordo sull'orientamento da dare ai lavori. A metà settembre 2009 altra mail, a ottobre un'altra ancora dove Eli - sempre a detta dell'architetto - faceva presente di aver avuto un «ripensamento» sull'ubicazione dello spogliatoio-armadio. Contattato l'altro ieri dal Giornale, Garzelli si è tirato fuori: «Le e-mail le conservo, ma non ve le posso dare perché i legali della signora Tulliani mi hanno diffidato per motivi di privacy». E ancora. La «cucina dall'Italia» a cui accenna Garzelli è la stessa Scavolini modello «Scenery» (indicata in progetto col nome «Tulliani04») di cui aveva parlato al Giornale un dipendente del negozio romano di mobili Castellucci, Davide Russo, che affermò d'aver visto più volte Elisabetta, e una volta anche Fini, al lavoro con gli arredatori del negozio al progetto di una cucina destinata a una casa all'estero. I finiani, con la solita comica imprudenza, negarono l'evidenza della planimetria della casa monegasca pubblicata dal Giornale con sovraimpresse le misure della cucina Scavolini, sostenendo che si trovava «a centinaia di chilometri» da Boulevard Princesse Charlotte. Poi ebbero il buongusto di arrossire in silenzio allorché, tempo dopo, pubblicammo le foto scattate all'interno di quella stessa casa con quella cucina identica nelle misure, nel modello, nel colore.

PASSAPORTI, BROKER E LATITANTI

Infine, è storia di questi giorni, l'ultimo colpo di scena: il passaporto di Eli finito nel fax di Corallo, ora ricercato dall'Interpol, e spedito chissà perché al broker Walfenzao. Il «fiduciario» di base a Montecarlo e a Saint Lucia che ha firmato l'atto d'acquisto della casa monegasca per conto della off-shore Printemps Ltd, che a sua volta vendette tre mesi dopo alla gemella Timara, alla quale la Tecab di Rino Terrana fatturò i lavori di ristrutturazione da 100mila euro. Walfenzao, stando proprio ai fax sequestrati a casa Corallo, avrebbe inoltre aperto un conto in una banca dell'isola caraibica su richiesta del re delle slot e nell'interesse di Giancarlo Tulliani, titolare di un'altra shelf company di Saint Lucia varata per scopi immobiliari, la Jayden Holding Ltd. Alla luce di quei contatti, è curioso anche rileggere l'unico «precedente» che lega Walfenzao alla bionda Elisabetta. Ossia la famosa e-mail trovata da Lavitola, quella in cui Walfenzao mette in guardia i suoi colleghi dell'ufficio di Saint Lucia dallo scandalo che stava scuotendo l'Italia, segnalando che «la sorella del cliente sembra avere un forte legame con uno dei politici coinvolti». Se «la sorella» era Elisabetta, James l'aveva già conosciuta. Almeno in foto: quella del passaporto che Corallo gli aveva spedito a giugno del 2008, un mese prima della scandalosa svendita dell'immobile di Montecarlo donato ad An dalla contessa Colleoni: «per la buona battaglia», non per la guerra dei Roses.

gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
massimo.

malpica@ilgiornale.it

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