I servizi segreti individuano nella Val Susa il «focolaio di tensione»

Un momento degli scontri il 3 luglio 2011 /archivio
Un momento degli scontri il 3 luglio 2011 /archivio

È il cantiere della Tav l'università dell'antagonismo tricolore. Il «modello esemplare di lotta per metodologia ed efficacia» a cui guardano le frange estremiste dell'anarco-insurrezionalismo italiano e non solo. È un quadro a fosche tinte quello dipinto dagli 007 del Dis nel tratteggiare la relazione parlamentare riguardo alle minacce interne e internazionali che incombono sul Paese. L'attenzione dei servizi segreti è quasi tutta puntata sul cantiere dell'Alta velocità, e non solo per le azioni violente che si sono susseguite negli ultimi mesi, ma anche e soprattutto per il progetto a cui stanno lavorando gli antagonisti: farne un vero e proprio brand del dissenso. Un marchio che servirebbe ai gruppi più agguerriti a superare i «limiti localistici per diffondere il “conflitto” nei territori». La protesta in Val di Susa, insomma, starebbe per diventare «a tutti gli effetti un focolaio di tensione» nazionale, caratterizzato non solo da una protesta «connotata in chiave ambientalista e antigovernativa» ma da una «specifica valenza antirepressiva», a seguito dei numerosi arresti degli attivisti No Tav e delle inchieste della magistratura torinese. Come hanno confermato, peraltro, gli stessi imputati della maxi-inchiesta sugli scontri di Chiomonte alla notizia che il governo si sarebbe costituito parte civile («È un gravissimo precedente nella repressione del dissenso nel nostro Paese»). Ma è tutto il settore dei trasporti a essere attenzionato dai servizi segreti. «Ulteriori fermenti di lotta si registrano contro la linea Verona-Brennero, in Trentino Alto Adige, e la tratta Genova-Milano, nell'ambito del progetto denominato Terzo Valico per la linea Genova-Rotterdam», si legge nella relazione. Per l'intelligence ciò significa che le cellule malate sono già entrate nel sangue e hanno iniziato ad attaccare gli organi sani, a dimostrazione della «contaminazione dello schema» di lotta di piazza «anche in relazione ad altri interventi infrastrutturali che interessano il Paese».
Ma se da un lato la minaccia costante degli anarco-insurrezionalisti può portare ad attacchi «spettacolari», provocando un effetto emulativo con l'intensificazione delle contestazioni a esponenti politici e sindacali, considerati poco impegnati nella risoluzione della crisi economica, in Val di Susa gli analisti del Dipartimento evidenziano il «ricorso ad azioni continue ma di bassa intensità». Uno schema operativo che prevede la cosiddetta «strategia di logoramento» che se da un lato mette al riparo, a livello «cautelativo», gli antagonisti, dall'altro risulta «fortemente onerosa per l'azione di contrasto».


Le difficoltà di intervento sono, se possibile, ancora maggiori in considerazione del fatto che, dopo la gambizzazione dell'ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, gli anarco-insurrezionalisti sono entrati «in sonno». Ciò non significa che siano scomparsi, tutt'altro. La loro resta una galassia «estesa e multiforme», in grado di tradursi in una «gamma di interventi» che puntano al «sovvertimento del sistema».

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