I test scolastici? Servono solo a promuovere asini

I test scolastici? Servono solo a promuovere asini

RomaCentinaia di istituti scolastici pubblici in diversi stati Usa hanno «barato» sui risultati dei test di apprendimento dei loro alunni. Ovviamente allo scopo di farli risultare più preparati e fare bella figura. Il cosiddetto fenomeno del cheating sarebbe quindi molto più diffuso di quanto immaginato fino ad ora. Tanto diffuso da mettere in discussione la validità del metodo di valutazione, simile a quello adottato in Italia. Lo svolgimento dei test è affidato ai singoli istituti e il controllo ai loro insegnanti. Ma sarebbero proprio questi ultimi a suggerire le risposte esatte agli studenti in modo che i loro livelli di apprendimento appaiano più alti. Diventa quindi indispensabile la presenza di osservatori esterni durante lo svolgimento dei test per garantirne il corretto svolgimento.
In Usa i media l’hanno definito il più grande imbroglio scolastico della storia americana. La denuncia è partita dall’Atlanta Journal Constitution che aveva eseguito già un primo monitoraggio su un’area più ristretta mettendo in evidenza un tale balzo al meglio nei risultati da essere sospetto: «To good to be true», i risultati dei test erano troppo buoni per essere veri. La verifica in quell’area da parte di funzionari pubblici aveva svelato che addirittura 180 presidi e circa 50.000 studenti erano coinvolti nella manomissione dei test. A quel punto il monitoraggio dell’Atlanta journal ha allargato il campo d’indagine svelando una realtà sconcertante. In almeno 33 distretti, da Los Angeles a Baltimora, i risultati della maggioranza degli studenti erano tanto brillanti da corrispondere alla probabilità di esser colpiti da un fulmine: uno su un milione. Non solo. Quegli stessi studenti dai risultati tanto brillanti sottoposti al test nell’anno successivo avevano perso memoria delle loro acquisizioni precedenti. I punteggi dei test erano precipitati verso il basso.
E in Italia? Nel nostro paese la valutazione non è ancora pienamente operativa. É affidata all’Invalsi e (a parte le prove introdotte per tutti nell’esame di terza media) lungo il corso degli studi si svolge ancora su base volontaria e soltanto su scuole prese a campione. Nel decreto semplificazioni, in aula al Senato tra pochi giorni, però all’articolo 51 si prevede che i test Invalsi vengano estesi a tutte le scuole di ogni ordine e grado e diventino obbligatori. Norma bocciata dai sindacati degli insegnanti e pure dalle associazioni di studenti. Pd ed Idv un paio di giorni fa hanno presentato un emendamento affinchè la valutazione dell’Invalsi rimanga ristretta ad un campione di scuole.
Occorre sottolineare comunque che anche con il solo rilevamento a campione il cheating soprattutto al sud è già emerso dai risultati dei test Invalsi negli anni scorsi. In alcuni casi poi è stata introdotta la presenza di osservatori esterni che hanno miracolosamente riportato i risultati dei test nella norma.
Non solo. Il cheating, l’autocorrezione o «l’aiutino» è già evidente nella semplice analisi dei risultati alla maturità che anche nell’ultimo anno scolastico, 2011, rivelano sempre inesplicabili eccellenze al sud e invece voti molto più bassi al nord.

Dati che quindi sottolineano quanto sia necessario introdurre un sistema di valutazione a prova di cheating. Chi controlla i controllori? Un fenomeno che preoccupa tanto anche gli Usa proprio perchè molte scelte del governo in materia di politica scolastica vengono orientate dai risultati di quei test.

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