I timori del leader democratico: «Il vento dell’antipolitica ci può spazzare via»

I timori del leader democratico: «Il vento dell’antipolitica ci può spazzare via»

Roma«Se non contrastiamo il vento cattivo dell’antipolitica, ci spazza via tutti», dice Pier Luigi Bersani. E quello del segretario del Pd è un appello drammatico, e anche un po’ disperato contro gli «apprendisti stregoni» che soffiano sul fuoco del malcontento e che rischiano di «far morire il paese di demagogia».
E si capisce con chi ce l’abbia Bersani, oltre che con il solito un po’ invecchiato Tonino Di Pietro, che maramaldeggia col Pd sfidandolo a non incassare l’ultima tranche di finanziamento pubblico in arrivo ad agosto. Di Pietro, dispetti a parte, è ormai addomesticato, nonchè alleato obbligato alle prossime politiche. No: il nuovo incubo per il Pd si chiama Beppe Grillo. Il grassoccio ex comico genovese, con la sua verve populista e un po’ sguaiata, sembra per il momento avere su una fetta dell’elettorato lo stesso effetto ipnotico che ebbe Umberto Bossi ai suoi tempi, sulle macerie di Tangentopoli. Oggi Grillo e i suoi adepti del movimento 5 Stelle scalano minacciosamente i sondaggi, pescano a piene mani nel magma di voti in fuga dalla Lega ma picconano anche a sinistra. E il partito di Bersani si ritrova ancora primo nelle rilevazioni, ma in calo evidente e sempre più lontano da quella quota 30% che sognava di toccare. L’ultimo rilevamento Swg lo dava ieri al 24,9%, con la perdita di un punto e mezzo rispetto alla settimana precedente.
La tendenza preoccupa e molto, al Nazareno. E preoccupa Bersani, che non ha fatto in tempo a gioire per la dipartita politica di Berlusconi e per il primato del Pd nei sondaggi, perché ha dovuto ingoiare il rospo del governo tecnico di Monti e rinunciare in un colpo alla speranza di una vittoria elettorale immediata, coronata dal suo approdo a Palazzo Chigi.
Nel frattempo, però, le cose sono precipitate sotto i colpi delle inchieste sulla politica, e stavolta - a differenza che nel ’92-’93 - il Pd non è più al riparo, né dalle iniziative giudiziarie né dall’ondata di discredito che si sta abbattendo sulla politica, tutta intera. Un’ondata che ingrassa Grillo a spese del centrosinistra: perde Bersani, ma perde anche Sinistra e Libertà: dal 7% al 6,5% in una settimana, secondo Swg. Non a caso Nichi Vendola ieri univa la sua voce a quella del segretario Pd: «Il populismo di Grillo non ha le caratteristiche per offrire una prospettiva al Paese, ma alimenta l’idea che la salvezza possa prodursi attraverso semplificazioni virulente e bestemmie liberatrici. Il populismo è un nemico che ha alimentato le culture reazionarie». Insomma, «è un fenomeno inquietante».
Per Grillo, comunque, i sondaggi che tanto allarmano il Pd sono troppo generosi: «Ho il sospetto che Pd e Pdl siano entrambi già scesi sotto il 20% da mesi, ma che non possa essere divulgata la notizia», insinua l’ex comico sul suo blog. E recita il de profundis per Alfano e Bersani: «I partiti stanno svanendo nell’aria come i sogni al mattino.

I loro padroni non ne hanno più bisogno. Il prossimo presidente della Repubblica sarà un loro rappresentante, la Bonino ad esempio». Così chiude il suo blog: «Ci vediamo in Parlamento. Fuori o dentro». Con una gran voglia di essere dentro, ovviamente.

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