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Ilva, adesso gli operai contestano i sindacati: uova e urla al comizio

Ilva, adesso gli operai contestano i sindacati: uova e urla al comizio

«Il lavoro è un diritto, anche la salute è un diritto». Che poi è un po' come dire che l'acqua è bagnata o che il sole scalda. Ma tant'è, è il massimo dell'eloquio del segretario della Fiom Maurizio Landini al termine della manifestazione di ieri a sostegno dei lavoratori dell'Ilva a Taranto. Pochi secondi dopo l'indimenticabile frase infatti, urla, uova e fumogeni hanno interrotto il comizio, con tanto di filo del microfono staccato. Offeso come non mai, Landini ha parlato di «grave errore» e «atto preordinato», specificando poi di non aver lasciato la piazza così da riprendere l'intervento, insieme agli altri sindacalisti colpiti dall'atto di lesa maestà. Stoico. Ma la contestazione di circa duecento persone va ben oltre il permaloso risentimento di Landini. «Questi sindacati non ci rappresentano», ha detto uno dei contestatori. Un operaio dell'Ilva, mica un astronauta atterrato in piazza d'improvviso. «Hanno tirato fuori il peggio di noi, il peggio di questa città». D'accordo, si dirà, i contestatori erano solo una minoranza e, come ribadito dai sindacato in coro, «l'effetto della manifestazione non è cambiato». Bene. Ma anche tra i lavoratori inizia a crescere un sentimento di insofferenza per chi si dimostra dalla loro parte solo a parole o quando si accendono le luci delle telecamere o c'è da chiedere l'obolo a fine anno.
E intanto, sinadcati o meno, va avanti l'operazione salva Taranto, che poi è anche salva Genova (2mila operai sono scesi in strada ieri nel capoluogo ligure), Marghera, Vado Ligure e tutte quelle realtà il cui futuro occupazionale dipende dall'esistenza dell'impianto pugliese. Ieri il ministro dell'Ambiente Corrado Clini era a Bari per incontrare istituzioni locali e vertici dell'azienda e oggi porterà la questione, concretamente, all'attenzione del Consiglio dei ministri. «Il governo adotterà un provvedimento d'urgenza perché quella di Taranto è un'emergenza nazionale», ha detto Clini, che ha sottolineato l'esito positivo dell'incontro «perché l'azienda ha cambiato approccio su temi come rispetto della legge e qualità ambientale. Un passo molto importante, un risultato importantissimo». Un cambio di atteggiamento confermato dalle parole del direttore dell'Ilva Bruno Ferrante, che ha annunciato la rinuncia ai ricorsi contro la riapertura del procedimento di autorizzazione integrata ambientale per avere «non più conflittualità, ma confronto e dialogo attorno a soluzioni che possano tutelare l'ambiente, la salute, il lavoro e l'impresa», ha detto, ribadendo che la dirigenza dell'Ilva «è vicinissima ai lavoratori e con loro combatteremo per far valere le nostre ragioni». E mentre il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca annuncia che oggi «sbloccheremo 21 miliardi di euro del fondo coesione sviluppo», parte dei quali serviranno alla bonifica, resta incertezza su quale atto adotterà il governo. Dalla Cgil al Pdl, da Vendola all'Udc, si invoca un decreto ad hoc, piuttosto che un'ordinanza di protezione civile, in modo da rendere immediatamente disponibili le risorse, tanto che Cicchitto pressa formalmente l'esecutivo: «Auspichiamo che domani il governo faccia un decreto sull'Ilva».


Positivi segnali di convergenza, alla vigilia di un'altra giornata cruciale: oggi il tribunale del Riesame si pronuncerà sul sequestro del ciclo a caldo dello stabilimento disposto lo scorso 26 luglio, esaminando il ricorso dell'azienda anche riguardo gli arresti domiciliari disposti per 8 tra dirigenti ed ex dirigenti.

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