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Ilva, ok al decreto Guerra dichiarata tra toghe e governo

Da una parte il governo, dall'altra la magistratura. Ai ferri corti. «La funzione legislativa crea interferenze con l'ordine giudiziario: e, soprattutto, il decreto legge del governo per l'Ilva di Taranto non difende il diritto alla salute e mette in discussione le perizie epidemiologiche e chimiche che sono state affrontate nell'incidente probatorio». È la tesi prevalente negli ambienti giudiziari tarantini che non intendono fare passi indietro rispetto quello che si considera un dato di fatto indiscutibile: l'Ilva inquina e provoca danni alla salute e il decreto legge che salva il colosso siderurgico non può cancellare il pericolo attuale e concreto ancora esistente.
La guerra è quindi ormai aperta dopo che ieri sera il presidente della Repubblica, Napolitano, ha emanato il decreto legge che permette all'azienda di riprendere la produzione. I magistrati ora si apprestano ad aprire di fatto un contenzioso senza precedenti. «La questione è complicata», ammette il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, che sulla faccenda non si sbilancia.

Secondo quanto trapela, però, la Procura sta valutando le due possibili vie: una è chiedere al giudice che sia proposta una questione di legittimità costituzionale del decreto, l'altra è sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione allo stesso decreto. L'occasione potrebbe essere già l'udienza davanti al tribunale del Riesame del 6 dicembre, che però forse è troppo ravvicinata. Una cosa è certa: il decreto legge andrà «spulciato» e in Procura sono già al lavoro.

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