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Imam di Torino, il Viminale tira dritto: "Ricorso contro la liberazione"

Il ministero dell'Interno ha fatto trapelare che presenterà ricorso in Cassazione contro la decisione dei giudici d'appello di Torino: si va avanti nella procedura di espulsione

Imam di Torino, il Viminale tira dritto: "Ricorso contro la liberazione"
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Nessun passo indietro, come si dice in questi casi, sull'espulsione dell'imam di Torino Mohamed Shanin. Il Viminale ha fatto trapelare che il ministero dell'Interno farà ricorso in Cassazione contro la decisione dei giudici della corte d'Appello. L'obiettivo è ottenere il rimpatrio in Egitto di Shanin, perché non possa più vivere a San Salvario, quartiere multietnico di Torino. Si tenta quindi di proseguire nelle procedure di espulsione. Shanin, che è tornato a Torino dopo essere stato recluso per diverse settimane nel cpr di Caltanissetta, secondo i giudici "non è un soggetto pericoloso". Inoltre è "incensurato" e i rapporti con persone che sono transitate nella galassia dei terroristi sono datate e non più attuali. Shanin, che ha un permesso di soggiorno provvisorio emesso dalla Questura di Caltanissetta, è stato destinatario di un provvedimento di espulsione lo scorso 24 novembre. A motivare il decreto, le sue parole controverse sul 7 ottobre: ha sostenuto che fosse un atto di "resistenza" dei palestinesi contro Israele. Parole che per i giudici, pur non soffermandosi nel merito, rientrano nel legittimo campo delle opinioni, e non indicano che la persona che le ha pronunciate è pericolosa per la sicurezza nazionale.

Secondo le direttive europee, in particolare la 2013/33, il trattenimento in cpr di un richiedente protezione internazionale, può essere disposto in tre casi: uno di questi è appunto la tutela della sicurezza pubblica o dell’ordine pubblico. Non è questo il caso, secondo i giudici torinesi, per i quali Shanin non è pericoloso.

La vicenda di Shanin è stata utilizzata dalla frangia violenta di pro-Pal per giustificare l'attacco alla Stampa, lo scorso 28 novembre: un assalto che lo stesso imam ha condannato. In queste settimane il caso ha diviso la politica: la destra a favore del provvedimento del Viminale, mentre la sinistra si è schierata apertamente a suo favore. Nelle piazze sono stati tanti gli slogan e gli striscioni per chiedere la sua liberazione, anche alla manifestazione della prima della Scala del 7 Dicembre. Lo ha sostenuto anche una parte della cosiddetta "società civile": le associazioni di quartiere, ma anche persone espressione di gruppi religiosi musulmani, cattolici e valdesi.

Dopo la notizia della liberazione di Shanin, il centrodestra è insorto. Tra gli altri il partito della premier Giorgia Meloni, secondo la quale la "decisione" dei giudici torinesi "rappresenta l'ennesimo schiaffo allo Stato e a chi ogni giorno lavora per proteggerlo. "Parliamo di una persona che ha definito l'attacco del 7 ottobre un atto di resistenza, negandone la violenza. Che, dalle mie parti, significa giustificare, se non istigare, il terrorismo.

Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?", sono state le parole della premier Giorgia Meloni. Parole che risuonano nel pieno della campagna per il referendum per la giustizia, con il centrodestra che fa campagna per il sì, mentre le toghe cercano di portare avanti le ragioni del no.

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