Gli imprenditori non pagano: a picco i conti di Confindustria

L'eredità della Marcegaglia: nel 2011 non è stato versato l'8% delle quote. E dopo Fiat potrebbero arrivare altre defezioni. Pesa la crisi del "Sole 24 Ore"

Gli imprenditori non pagano: a picco i conti di Confindustria

La Confindustria di Squinzi se la dovrà vedere con qualche buchetto di bilancio in più del previsto. L'ultima sorpresa, per l'associazione degli industriali, viene dalla difficoltà nel portarsi a casa le quote associative: secondo quanto riportato dal sito web del Fatto Quotidiano, che è entrato in possesso di qualche raro dato sul bilancio di Confindustria (uno dei documenti più misteriosi d'Italia) a Viale dell'Astronomia mancano l'8,2% dei contributi associativi.
Nel 2011, dalle associazioni di settore e territorio non sono arrivati 3,2 milioni di versamenti su un totale previsto di 39,3 milioni. Un tasso di morosità in crescita del 57% rispetto al 2010. E se il trend è questo, c'è da aspettarsi di peggio anche per quest'anno.
Si tratta delle associazioni federate che non girano alla «casa madre» una parte dei contributi che dovrebbero incassare. Il cui totale lordo è enorme: il sistema Confindustria costa tra i 500 e i 550 milioni agli industriali soci e una parte di questi (circa 40 milioni) finisce poi in Viale dell'Astronomia. È probabile che la morosità sia dovuta a difficoltà delle imprese associate. E se a queste si aggiungono i mancati introiti di chi ha lasciato recentemente l'associazione e di chi potrebbe farlo presto, sull'onda lunga della controversa gestione «politica» di Emma Marcegaglia, l'ipotesi di un ammanco sempre maggiore per il bilancio di Squinzi è più che mai reale. Basta ricordarsi della Fiat, che da sola valeva più di 5 milioni. Ma anche di tanti altri imprenditori stufi o insoddisfatti di Confindustria che hanno deciso di risparmiare: da Cis-Inteporto di Napoli (gruppo Punzo) alle Cartiere Pigna; da Riello a Nero Giardini. Mentre stanno covando altre clamorose defezioni. L'insoddisfazione è forte, per esempio, nelle aziende estere alle cui filiali italiane viene regolarmente richiesta la quota associativa, ma poi viene reso difficile o impossibile di svolgere un ruolo di rappresentanza. O nei gruppi privati virtuosi (è proprio il caso di Punzo a Napoli) che sempre a livello di rappresentanza sono stati penalizzati rispetto ai gruppi pubblici. Non è un caso che a Confindustria siano oggi dominanti colossi a partecipazione statale quali Eni, Enel, Fs o Finmeccanica: pur contribuendo a meno del 7% del monte quote, esercitano un'influenza enorme sulla gestione di Confindustria. Il caso dell'Eni, che ha deciso l'ultima elezione del presidente, facendo pesare i voti determinanti per Squinzi nel duello con Alberto Bombassei, è emblematico. D'altra parte senza i 40 milioni che arrivano dal pubblico diventerebbe ben difficile far quadrare i conti del pachiderma Confindustria, una struttura con 5mila dipendenti (i 164 che lavorano in Viale dell'Astronomia, secondo il Fatto, guadagnano mediamente 5.700 euro al netto di oneri previdenziali e Tfr), 262 associazioni, di cui 18 regionali, 99 territoriali. E che gestisce potere anche attraverso spese quali, per esempio 1,2 milioni per stage, 1,8 per viaggi e trasferte, uno per viaggi di rappresentanza e missioni estere.

È vero che Marcegaglia ha tagliato i costi del pachiderma: -20% riportandoli a livello del 2000. Ma è altrettanto vero che lo ha dovuto fare lasciando le quote invariate perché, nel frattempo, sono calate le entrate. Per ora i conti tengono, ma sono risicati: 2,2 milioni l'avanzo operativo 2011. Quanto durerà? E qui si arriva a quello che un manager dell'associazione definisce semplicemente «il vero problema di Confindustria»: il Sole 24 Ore.
La società editoriale del quotidiano economico è controllata al 67,5% da Viale dell'Astronomia, che ha collocato in Borsa il 30% nel 2007, fino al 2008 ha rappresentato una preziosa fonte di entrate. Si pensi che nel decennio '99-2008 Confindustria ha incassato dal Sole oltre 160 milioni (105 di dividendi e il resto attraverso l'acquisto di azioni proprie). Ma dal 2009 il Sole ha cominciato a perdere. Prima 52, poi 40, poi 8 e quest'anno si teme altri 30-35 milioni. Per un totale di oltre 130 milioni che si è quasi mangiato l'introito (210 milioni) della quotazione in Borsa. La cassa del gruppo, secondo i dati Mediobanca R&S, si è erosa dai 243 milioni del 2007 fino ai 31 di fine 2011. Un trend che porta verso la ricapitalizzazione. Ma come farà Confindustria a parteciparvi? Mentre l'ingresso di nuovi azionisti avrebbe l'effetto di diminuire l'influenza politica degli industriali sul quotidiano rosa. Non è un caso che Squinzi, preoccupato per la situazione, abbia chiamato dalla sua Mapei un controller, Luca Massimo Arioli, nel ruolo di direttore amministrazione finanza e controllo.
Dai numeri riportati dal Fatto si legge inoltre che le azioni del Sole 24 Ore, collocate in Borsa a 5,7 euro e oggi quotate intorno a 0,6, sono iscritte a bilancio 1,47 euro, con una perdita potenziale nello stato patrimoniale di 78 milioni.

In altri termini la situazione economica dell'associazione degli industriali non è rosea. E se fonti interne e bene informate escludono che grossi problemi possano scoppiare nel 2012, concordano invece sul fatto che l'anno della verità sarà il prossimo, il 2013. Quando i nodi verranno al pettine.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica