Imu, dieci miliardi da fabbriche e seconde case

I proprietari di prima casa, di terreni e fabbricati agricoli possono dormire sonni tranquilli. Almeno fino a settembre. Per tutti gli altri, mancano ormai solo poche ore al saldo dell'acconto sull'Imu, la cui scadenza è prevista per oggi. Si paga col modello F24 o, in alternativa, col bollettino postale. In caso di ritardato pagamento sono previste sanzioni.
Da domani, dunque, il fisco potrà cominciare a far di conto per calcolare l'ammontare del gettito della prima rata. In base a una simulazione della Cgia di Mestre, la cifra non dovrebbe discostarsi da quella incassata lo scorso anno: 9,7 miliardi di euro ora, contro i 9,9 miliardi del 2012. Non essendo cambiata la percentuale dell'acconto, pari al 50% (a patto che l'immobile non abbia subìto un passaggio di proprietà o un cambio di destinazione d'uso), va da sé che chi è tenuto al pagamento dell'imposta, cioè i possessori di case di pregio, di abitazioni locate, seconde case e attività produttive, sarà chiamato a uno sforzo finanziario maggiore. Nel computo finale, mancheranno infatti i 4 miliardi garantiti nel 2012 dalle abitazioni principali, mentre per le seconde case l'introito totale era stato pari a 9,9 miliardi.
Dai calcoli degli artigiani mestrini, risulta che quasi 5 miliardi (pari al 51,4% del totale) arriveranno dall'applicazione dell'Imu sulle abitazioni locate e sulle seconde o terze case, pari a poco più di 13.785.000 immobili. A questo stock vanno aggiunte le relative pertinenze che sono 9.595.000. Altri 4,7 miliardi (pari al 48,6% del totale) saranno incassati dagli immobili ad uso produttivo che corrispondono a poco più di 4.225.000 immobili, mentre una cifra davvero esigua, 66 milioni (0,7% del totale), corrisponderà al gettito che deriva dalle 73.680 prime case di pregio o di lusso che non sono state esonerate dal pagamento della prima rata.
Da queste cifre appare evidente come il contributo maggiore dovrà essere garantito dai negozianti, dai titolari di capannoni industriali e da chi ha un laboratorio o un albergo. In un momento di gravissima crisi economica, con molte imprese incapaci di stare sul mercato anche a causa dell'impossibilità di accedere al credito bancario e spaventate dal possibile inasprimento di un punto percentuale dell'Iva, l'appuntamento con l'Imu rischia quindi di trasformarsi in un vero e proprio incubo. Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, lancia infatti l'allarme: «Ho il timore, vista la difficoltà in cui si trovano le attività economiche, che molti imprenditori non ce la faranno a rispettare questa scadenza».

Anche perché l'imposta non guarda in faccia a nessuno, neppure a quegli imprenditori costretti ad abbassare le serrande: «È molto probabile - commenta infatti Bortolussi - che queste persone, che una volta chiusa la propria attività non godono di nessuna misura di sostegno al reddito, non abbiano la liquidità necessaria per onorare questa scadenza».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica