Inchiesta tragicomica sul vincitore scomodo

Inchiesta tragicomica sul vincitore scomodo

Due supporter del vincitore Fabrizio Ferrandelli indagati per un reato elettorale, anche se tecnicamente le primarie non sono elezioni. I carabinieri nella sede del Pd, ad acquisire gli elenchi delle persone che hanno votato al seggio del quartiere Zen, periferia «senza» dalle mille emergenze. Un Leoluca Orlando in grande spolvero, che semina sospetto da una tv all’altra dicendo che il voto è stato «inquinato». E lo stesso Ferrandelli, Idv ribelle che l’ha spuntata con l’appoggio della fronda Pd che sostiene l’alleanza con Terzo Polo e Mpa, che indica nel suo vecchio leader il burattinaio che non sa perdere e che orchestra una campagna di veleni.
Assume contorni tragicomici il pasticciaccio delle primarie Pd a Palermo, finite con la sorpresa del flop della candidata di Pd, Idv e Sel, Rita Borsellino, candidata che - dopo aver riconosciuto la sconfitta - ieri a sorpresa ha presentato ricorso al comitato dei garanti per chiedere la verifica della regolarità del voto. Una farsa tragica. Per i veleni, ma soprattutto per l’intervento della procura, che va a colpire proprio la squadra del vincitore scomodo che ha fatto saltare in aria il Pd e anche Idv. Nel registro degli indagati sono finiti una donna, Francesca Trapani, presidente di un’associazione che allo Zen è una sorta di istituzione, e il suo compagno, Maurizio Sulli. Sono accusati di aver fatto incetta di certificati elettorali, come informa il verbale di identificazione che cita l’articolo 104 della normativa sui brogli elettorali. E in effetti avevano 55 tessere elettorali, ritirate da lei e dal marito con regolare delega, e consegnate agli inquirenti. E qui sta il mistero. Perché è vero che la legge dice che «chiunque, al fine di impedire il libero esercizio del diritto elettorale, fa incetta di certificati elettorali è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa sino a 4 milioni di lire (il testo è del ’57)». Ma è vero anche che le primarie non sono elezioni vere. Anzi, dal punto di vista formale, non sono nulla: solo una consultazione che un privato - il partito - fa su base volontaria. E allora come si è arrivati, da un’indagine avviata contro ignoti (il modello 44), alla contestazione di un reato elettorale? «Le primarie non sono elezioni – sottolinea l’avvocato Luigi Montagliani, che difende i supporter di Ferrandelli - la condotta dei miei assistiti non configura alcun reato». Traccia il profilo di un’inchiesta a strascico il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo: «Il ventaglio delle ipotesi accusatorie è ampio – dice – abbiamo sentito testimoni e votanti e in base all’esito decideremo se e cosa contestare».
Il risvolto comico sta nel fatto che la donna indagata è anche una fan dell’ex sindaco Leoluca. «Ho conosciuto la signora nel 2007 quando era rappresentante di lista di Orlando», ha rivelato ieri Ferrandelli. L’Idv ribelle ha aperto al suo ex leader («con me c’è posto anche per lui»). Ma non gli ha risparmiato siluri: «Contro di me c’è una macchina del fango in azione». Chi la muove? «Credo che Leoluca Orlando dovrebbe rispettare il risultato, capisco che la sconfitta gli bruci... non vorrei fosse più pericoloso di Lombardo», è stata la replica. «Se hanno intenzione di annullare le primarie sappiano che i palermitani faranno la rivolta», ha avvertito l’eurodeputato Pd Rosario Crocetta, sostenitore di Ferrandelli con una Idv di peso, l’eurodeputata Sonia Alfano. Ma Orlando, incurante della frattua che sta creando in Idv, va avanti. E sconfessa Ferrandelli e la Alfano, che dicono di avere avuto la benedizione di Tonino.

«Destituita di fondamento l’ipotesi che Idv abbia deciso il sostegno a Ferrandelli», dice una nota firmata da Orlando e dai capigruppo Idv al Senato e alla Camera, Belisario e Donadi.
Post scriptum: per la cronaca, l’eventuale annullamento del voto nel quartiere Zen non cambia nulla. Lo scarto tra Ferrandelli e la Borsellino, da 151 voti, passerebbe a 121. Troppi per ribaltare il risultato.

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