La fede anti-berlusconiana li accomuna. Anzi, per certi versi, Antonello Zappadu, il fotoreporter sardo celebre in tutto il mondo per le foto rubate nella residenza del Cavaliere a Villa Certosa, è quasi più anti-Cav di lui, visto che, «tra il 2006 e il 2009» (parole sue, in un'intervista a Repubblica del 2009) ha tallonato l'ex premier nella sua residenza estiva scattandogli oltre 5mila foto, in parte sequestrate dalla magistratura, ma in grandissima parte messe al sicuro nella sua seconda patria, la Colombia, affidate a un'agenzia. E forse è proprio qui, nel credo anti-Silvio che li unisce, che va ricercata l'origine dell'idea di Antonio Ingroia: candidare il fotografo che più di tutti ha spiato il Cav nella sua lista, «Rivoluzione civile». Una proposta che però Zappadu, eroe degli anti-Cav ma personaggio discusso per il suo modus operandi, non intende accettare.
Strana accoppiata, quella dell'ex pm icona della legalità che in toga più ha indagato Berlusconi e la galassia Forza Italia, e del controverso fotoreporter, diventato una star per le foto degli ospiti di villa Certosa del 2007: belle ragazze, qualche volta col Cavaliere, anche leader stranieri come l'ex premier ceco Mirek Topolanek. Sì conoscono personalmente, al di là della rispettiva notorietà? Cosa li lega, oltre l'affinità elettiva anti Cav? Dati certi non ce ne sono. Ma un indizio sì che c'è: Idv è alleato di «Rivoluzione civile», e l'europarlamentare Idv Giommaria Uggias è l'avvocato di Zappadu. Guarda caso, proprio Idv ha proposto il nome. Coincidenza? Ma il paparazzo non vuol accettare. Per problemi logistici e perché il terzo posto in lista (dopo lo stesso Ingroia e il sindacalista del Sulcis Antonello Pirotto) non gli garantisce l'elezione, ha fatto sapere all'Agi il fratello Tore, giornalista. Per ragioni di famiglia e non solo, dice lui via web. «Molto probabilmente rigetterò l'offerta per motivi familiari», ha scritto Zappadu, che vive in Colombia, su Facebook. Poi, sul suo sito, il no: «Ringrazio ma passo. Diventa già complicato fare un passo così importante, ma se poi deve servire solo a portare una, seppur valida, testimonianza, sto dove sono: nella mia storia e nella mia quotidianità fatta di una professione che ho sempre onorato, di tanti amici che mi onorano della loro stima e di una famiglia che mi riempie la vita. Auguro agli amici di Rivoluzione civile il massimo del successo, assieme al mio voto e al convinto sostegno, ma non sono in grado di accogliere questa proposta».
Accoppiata sfumata, dunque. Eppure a Zappadu, che rivendica di essere stato il primo a svelare «inconfutabilmente lo stile di vita del nostro grand-leader», forse non sarebbe dispiaciuto sfidare il Cav nelle urne. Gliel'ha giurata, al «grand-leader», e da tempo. A giugno del 2009, a pochi giorni dalla pubblicazione su El País di alcuni scatti proibiti - alcune foto sono anche finite sul settimanale Oggi, finito sotto processo, la sentenza, a Milano, è attesa per venerdì prossimo - il fotoreporter dichiara al Times: «Questa storia tra me e Berlusconi non è finita». E in effetti quello degli scatti rubati a villa Certosa (con ottimi teleobiettivi, giura lui, dall'alto di una collinetta; violando la zona di sicurezza della villa, sostengono i difensori del premier che per questo lo hanno denunciato) è lo scoop di punta di una carriera avventurosa, che a volte lo ha visto al centro vicende controverse. Come la storia del sequestro di Silvia Melis. O quella, altrettanto oscura e con l'ombra dei Servizi segreti, del rapimento del piccolo Farouk Kassam, da lui seguita da vicino. Sulle stesse foto rubate a villa Certosa, da ambienti Pdl, è stata gettata più di un'ombra.
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