Roma - Intercettazioni, basta la parola; ed è subito scontro. Il pretesto per la zuffa è un'azione di routine: il capogruppo del Pdl in Commissione giustizia, Enrico Costa, deposita alla Camera una serie di provvedimenti che nella passata legislatura sono rimasti ingolfati in Parlamento. Tra questi, il disegno di legge sugli ascolti che il Pdl ha sempre voluto riformare. Apriti cielo: dal Pd arriva l'immediato altolà: non si può. «Non è una priorità», alza le barricate l'onorevole Anna Rossomando. Insomma, la giustizia resta un tema rovente per il governo delle larghe intese. Intese mancate soprattutto in materia di ascolti e di responsabilità civile delle toghe. Questioni che la sinistra vede come fumo negli occhi.
Il testo ripresentato a Montecitorio ricalca la versione originale, targata Angelino Alfano, ex Guardasigilli del governo Berlusconi. Il provvedimento era passato in Senato ma poi s'era incagliato alla Camera, a causa dell'interdizione dei finiani che l'avevano annacquato. «Quel testo finale - dice Costa - era frutto di troppi compromessi e a mio giudizio poco efficace. Ho ritenuto più giusto azzerare tutto». Volontà di andare allo scontro? Costa lo esclude: «L'articolo 107 del regolamento prevede una corsia preferenziale per i provvedimenti che abbiano già avuto il via libera di almeno un ramo del Parlamento». Il Pdl ufficialmente non dà una connotazione politica alla presentazione della legge ma il Pd ci crede poco. Guglielmo Epifani attacca: «Le intercettazioni non sono all'ordine del giorno». Mentre Luigi Zanda taglia corto: «Il Pdl non ha numeri per imporre leggi non previste nel programma».
Resterà tutto lettera morta, quindi? Forse no, visto che di intercettazioni se ne parla anche nel testo dei saggi, nominati da Napolitano. Nella loro relazione, infatti, si legge della necessità di ridurre l'uso delle intercettazioni che devono essere uno strumento di «ricerca della prova» e non del «reato». E dal Senato, il presidente della Commissione giustizia, Nitto Francesco Palma, non esclude di trattare l'argomento: «Se i capigruppo mi chiedono di calendarizzare il testo o qualsiasi altro provvedimento in materia, io lo metto all'ordine del giorno. Del resto - prosegue l'ex Guardasigilli - lo stesso Napolitano ha parlato più volte della necessità di riformare il sistema delle intercettazioni. Dunque, perché non farlo?». In serata ecco le parole di Renato Schifani che al vertice del Pdl, pur riconoscendo la buona fede di Costa, puntualizza: «Non accada mai più che su questioni sensibili come le intercettazioni si prendano decisioni autonome senza prima passare dal tavolo del partito».
Ma il clima tra gli alleati di governo è già incandescente ancor prima di discutere il provvedimento nel merito. A ciò si aggiunga che alla giunta per le autorizzazioni della Camera è appena arrivata una richiesta dei magistrati di poter utilizzare le intercettazioni telefoniche che riguardano i pidiellini Verdini, Cosentino e Dell'Utri, per il caso P3. Ma c'è già con un primo vizio: i tre non sono più deputati della Repubblica. In ogni caso, sebbene tra Pdl e Pd siano scintille, un sondaggio rivela che la popolarità di Berlusconi continua a salire. A settembre, la popolarità del Cavaliere era calata al suo punto più basso: 16%. A dicembre è iniziato il recupero costante fino a toccare il picco del 30% di oggi. Lo rivela una ricerca dell'Istituto Demopolis per il programma Otto e Mezzo, condotto da Lilli Gruber.
Un sondaggio che tasta pure il polso degli italiani in materia di giustizia: ha fiducia nei magistrati il 48% degli intervistati, mentre non ne ha alcuna ben il 43%. Quasi 8 su 10 (76%) condannano la lentezza dei processi mentre il 38% ammette che i magistrati sono politicizzati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.