Intesa sulla legge elettorale Ma scoppia la polemica

L’accordo per il superamento del bipolarismo raggiunto da Alfano, Bersani e Casini non piace a tanti, a destra e a sinistra. Il Cav rassicura la Lega: sbarramento basso

Intesa sulla legge elettorale Ma scoppia la polemica

Roma - Fatta l’intesa «ABC» tra Pdl, Pd e Udc su legge elettorale e riforme istituzionali, bisogna farla digerire dentro i partiti che l’hanno voluta e fuori, agli esclusi dal vertice, che protestano contro l’«inciucio»: Idv, Lega e Sel in testa, poi Api, Radicali e La Destra. Il percorso si preannuncia accidentato.
Dei tre leader che, sotto l’impulso del premier Mario Monti e con la benedizione del presidente Giorgio Napolitano, hanno indicato il nuovo modello tedesco-spagnolo per andare al voto, Angelino Alfano e Pier Luigi Bersani appaiono quelli più esposti al «fuoco amico», mentre Pier Ferdinando Casini punta sempre al ruolo di grande mediatore.

L’arma per tacitare le critiche e i «distinguo» degli azzurri come dei colleghi di sinistra è però efficace. «Vogliamo tenerci il Porcellum o cambiare?», chiede Bersani riconoscendo che sul tema ci sono «i gusti più disparati».

Il segretario Pd è alle prese con forti malumori in casa sua, con i prodiani che si scagliano contro Massimo D’Alema e Luciano Violante in difesa del bipolarismo, e Arturo Parisi che parla di ritorno al passato con il «Porcellinum» e di difficile «convivenza» tra ex-Ds ed ex-Margherita. Bersani, però, mette l’accento sulle incertezze degli altri: «Per noi legge elettorale è la priorità. Non so se tutti ne siano effettivamente convinti».

Nel Pdl, soprattutto gli ex An come Altero Matteoli e Domenico Nania martellano Alfano chiedendo una consultazione del partito, finché segretario e presidente Silvio Berlusconi convocano per la prossima settimana (forse giovedì) l’Ufficio di presidenza, in cui ci si confronterà anche su riforme del lavoro e della giustizia.
Su tutti i componenti del terzetto «ABC» si scatenano gli attacchi degli altri partiti, in particolare quelli piccoli preoccupati dallo sbarramento elettorale al 4-5 per cento. Contro Bersani usano parole di fuoco Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. La foto di Vasto con i tre leader per il centrosinistra sembra antiquariato.
Sull’altro fronte, il Cavaliere si preoccupa di tranquillizzare la Lega, che urla: «Vogliono farci fuori!». In un incontro a Gemonio, martedì notte, Berlusconi avrebbe assicurato ad Umberto Bossi che non ci sarà una soglia alta di sbarramento.

Mentre infuriano le polemiche, nell’ufficio di Violante a Montecitorio i tecnici sono al lavoro: chiuso l’accordo sulle riforme istituzionali per un superamento del bipolarismo perfetto, la riduzione dei parlamentari e maggiori poteri al premier, bisogna definire entro 15 giorni il disegno di legge sul sistema elettorale in chiave proporzionale, senza premio di maggioranza ma con quello minore «di governabilità», senza obbligo di coalizione ma con l’indicazione del candidato premier. Non è facile, ammette lo stesso responsabile Riforme del Pd: «Abbiamo iniziato il lavoro sulla legge elettorale. È una cosa complicata. Ci rivedremo tra qualche giorno».

Negli altri partiti c’è la gara a chi trova lo slogan più pittoresco e offensivo per l’accordo «ABC». All’Idv non basta parlare di «nuova truffa elettorale». Di Pietro: «Dalla Porcata stiamo passando alla Vaccata». Massimo Donadi: «Dopo il Porcellum, avremo il Bordellum». Felice Belisario: «È l’ABC dell’inciucio».


Avvelenato è Vendola, che promette una «reazione durissima, innanzitutto contro il Pd». Per il leader di Sel, si sta «programmando la blindatura di un pezzo della Casta», la «riforma del gattopardo», il «trionfo del trasformismo».

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