In barca sì, ma da sorvegliato speciale. Questo agosto, si è sentito un po' così Antonio Degortes, 44 anni, senese, (figlio del famosissimo fantino del Palio di Siena, Andrea Degortes, detto Aceto), imprenditore di successo nel settore dell'abbigliamento (possiede sette negozi di outlet in tutta la Toscana), vicepresidente di Monte dei Paschi Leasing e Factoring, consigliere di amministrazione di Mps France ed un passato in politica come capogruppo di Forza Italia in Provincia di Siena.
Lui, come tanti altri, questa estate ha avvertito una sensazione strana durante le sue vacanze. Una sorta di libertà vigilata e questo solo perché possiede - da dieci anni - una barca a motore di 15 metri. «Quest'anno, a maggio, alla mia prima uscita in mare sono andato all'Isola d'Elba. Non c'era nessuno nei porti e la Guardia di Finanza mi ha subito agguantato facendomi il terzo grado. Questo è uno stato di polizia che non fa bene all'economia e al turismo del nostro paese».
E d'agosto, in Sardegna, l'atmosfera non è cambiata, anzi. «Io che lavoro 14 ore al giorno, pago le tasse fino all'ultimo centesimo, e i soldi non li trovo sopra gli alberi, mi sento ingiustamente perseguitato solo perché ho una barca - racconta Degortes dalla Costa Smeralda -. La lotta senza quartiere alla ricchezza scatenata dal governo Monti non avrà effetti nella sostanza perché i ricchi, quelli veri, o non evadono le tasse o, se le evadono, non è questo il modo giusto per scovarli. Per cui chi ci rimette da questo stato di polizia fiscale è sempre e solo la classe borghese che in questo modo si impressiona, ha paura e poi non spende. Il clima che stiamo vivendo è di terrore. Chi ha qualcosa da spendere non spende perché ha paura dei controlli. E chi spende viene guardato male dagli altri, perché si immaginano chissà che cosa. Così si innesca un meccanismo perverso di caccia all'untore».
Ma il motivo per cui le barche italiane scappano tutte dai porti italiani c'è eccome. E non è solo quello dovuto ai controlli del Fisco. «Per dormire a Porto Vecchio, in Corsica, mi bastano 80 euro. A Porto Cervo ce ne vogliono 500 euro e a Poltu Quatu 350. Per fare un pieno di gasolio alla barca (1800 litri) in Corsica risparmio 450 euro rispetto all'Italia. I conti sono presto fatti - aggiunge Degortes -. Da Porto Rotondo a Baja Sardinia è tutto un deserto. Lo si vede dai porti, sono tutti vuoti, e non solo in Sardegna. Chi ha potuto è scappato in Corsica o in Costa Azzurra. Sono rimasto impressionato da Porto Cervo e da Poltu Quatu. I migliori ristoranti erano vuoti».
E per i locali notturni la musica è la stessa. Lui che conosce molto bene anche quel settore (è stato presidente di Asso Intrattenimento di Confindustria fino a due anni fa), avendo guidato per 20 anni (ha lasciato nel 2010) lo storico locale di Castiglione della Pescaia (Grosseto) La Capannina, questa estate ha visto arrivare nuvole nere anche lì. «I migliori locali di Porto Cervo, Sottovento e Billionaire, lavorano un po' di più solo il sabato perché ci vanno i sardi. Di personaggi famosi non se n'è vista nemmeno l'ombra. Stanno tutti piangendo e molti amici che hanno locali qui mi hanno detto che questa sarà l'ultima stagione che resteranno aperti in Costa Smeralda. La crisi e le tasse non hanno dato possibilità di scampo nemmeno ai locali notturni estivi. È veramente una tragedia».
I suoi affari reggono solo per una ragione. «Perché la formula dell'outlet è l'unica che funziona quando la gente ha pochi soldi da spendere. Altro che luce alla fine del tunnel, il commercio vede solo buio. È un momento davvero difficile e la cosa più complessa è che non si vedono ancora vie d'uscita. Inizialmente ero molto favorevole all'arrivo di Monti, ma oggi sono uno dei più delusi. Sarei curioso di vedere proposte per la crescita: mi hanno detto che le ha fatte, ma io non le vedo».
E anche Degortes, europeista convinto, oggi tentenna.
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