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"Io, il Psi e Berlusconi...". Fabrizio Cicchitto si racconta

L'ex parlamentare azzurro racconta la sua vita dopo l'uscita dalle Istituzioni e analizza la politica odierna

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“Sto lavorando in modo vorticoso a tre libri che sto cercando di chiudere prima di passar a miglior vita”. L’ex parlamentare azzurro Fabrizio Cicchitto, intercettato telefonicamente da ilGiornale.it, tra il serio e il faceto, mostra di non aver perso il buonumore nemmeno dopo aver abbandonato la vita politica dentro le Istituzioni.

“Della politica decollata dal 2013 ed esplosa cinque anni dopo non rimpiango nulla perché è quanto di peggio ci possa essere”, dice Cicchitto, oggi presidente dell’associazione culturale Riformismo e Libertà ed editorialista per Libero e l’Huffington Post. “Non ritornerei in politica, ma mi piace intervenire nel dibattito pubblico anche perché ho una posizione assolutamente fuori dagli schemi dato che, nonostante la stima che nutro per la Meloni, non mi riconosco né nell’attuale centrodestra né nel Pd”, spiega l’ex parlamentare, rimasto fortemente deluso anche dal Terzo Polo. “Ci speravo ma si stanno perdendo a torte in faccia…”, dice con un certo sconforto.

I suoi rimpianti più grandi sono per la politica della Prima Repubblica, durante la quale fu più volte eletto sia alla Camera sia al Senato col Psi, e per la prima fase della Seconda Repubblica (1994-2013). “Per quel tipo di politica, basata sul confronto politico culturale e non sulle invettive, avevo una partecipazione in un certo senso al limite della tossicodipendenza”, rivela Cicchitto, autore in quel periodo di tre libri: uno sulla storia di Forza Italia, uno dal titolo La linea rossa che è sul Pci e, infine, uno intitolato ‘L'uso politico della giustizia’.

“Il periodo craxiano, secondo me, era di uno straordinario interesse anche se incentrato molto sullo scontro tra le correnti. La fase con Berlusconi, invece, la ricordo come un periodo di grande intensità. Ho rotto con lui nel 2013 sul piano politico, ma non su quello personale”, aggiunge l’ex parlamentare azzurro. Cicchitto riconosce a Berlusconi “il merito storico di aver salvato, nel 1994, la democrazia in Italia e di aver impedito che la combinazione tra il Pds e il circolo mediatico-giudiziario eliminasse ogni reale pluralismo”. Senza di lui, è la convinzione dell’ex parlamentare azzurro, non si sarebbe potuta sconfiggere” l’invincibile armata della sinistra che andava dal Pds alle cooperative, passando per i sindacati”.

E del leader di Forza Italia (“la persona più simpatica che io abbia mai conosciuto in vita mia”) apprezza soprattutto la sua imprevedibilità. All’epoca il rapporto fra Berlusconi e Tremonti era molto complicato e il Cavaliere, per smorzare i toni, durante un ufficio di Presidenza in Forza Italia, fece uno scherzo al suo ministro dell’Economia. “Adesso fermi un attimo perché in politica bisogna anche saper scherzare. Vi voglio far sentire Simone Baldelli che fa l'imitazione di Tremonti che gioca a scacchi”, furono le parole che usò Berlusconi. “Era chiaro che tutto era stato concordato prima perché Baldelli, a quel punto, tirò fuori una scacchiera”, spiega Cicchitto. Baldelli imitò la voce di Tremonti al quale si stava rivolgendo e disse: “Non c’è niente da fare. Ho di fronte a me un autentico genio, ma sicuramente lo batterò”.

L’episodio si conclude con Tremonti scuro in volto per la presa in giro e con Baldelli che chiese a Cicchitto se il ministro si fosse incazzato il quale rispose: “Certamente. Non so cosa possa succedere.

Se hai dei parenti che hanno un’attività economica digli di stare attenti che è probabile che gli arrivi la Guardia di Finanza…”.

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