Mi chiamo Marilena T., ho quaranta anni, lavoro come estetista e vorrei raccontare la mia storia a tutti per rendere testimonianza dell'umiliazione, anzi della doppia umiliazione che ho ricevuto come donna e come essere umano nell'arco di pochi mesi.
Circa 4 mesi fa ero in vacanza con alcune amiche a Tunisi. L'ultima sera stavamo rientrando un po' tardi dal casinò quando alcuni ragazzi tunisini ubriachi ci hanno avvicinato. Ciascuna di noi ha cominciato a correre in una direzione e io, a mia volta, mi sono infilata in una stradina sperando di aver seminato il mio assalitore. Ma purtroppo non è stato così. Perdonate ma non mi va di ricordare i particolari di quei momenti d'inferno... So solo che la mattina dopo sono stata accompagnata in ospedale dalle mie amiche dove mi hanno curato per alcuni giorni (per inciso, non vi dico che schifo e che vergogna la polizia locale che non ha fatto nulla!)
Rientrata in Italia, grazie anche all'aiuto di uno psicoterapeuta ho cercato di dimenticare tutta questa storia. Nel frattempo ho cercato di riprendere la mia vita normale (fortunatamente l'esito del test Hiv ha dato esito negativo). Poi, quando tutta questo dolore umiliante stava iniziando a farsi da parte, ecco l'altro, grandissimo schiaffo ricevuto quando sono andata all'ospedale Renzetti di Lanciano per donare il sangue. Al momento del colloquio con il sanitario che mi ha fatto una serie di domande personali ho informato di quello che mi era accaduto a giugno in Tunisia. Così mi ha risposto che era molto dispiaciuto ma, esistendo precisi protocolli medici, non poteva farmi procedere alla donazione del sangue perché il mio «rapporto sessuale» anche se non voluto era da considerarsi altamente a rischio e non erano passati i 4 mesi, cioè il periodo considerato a rischio per l'incubazione di malattie veneree.
Vi lascio immaginare lo sconforto e il senso di impotenza con il quale sono tornata a casa. La mia non è una critica nei confronti dei protocolli dell'ospedale, anzi. Lo capisco benissimo e sono «fiera» anche di questa professionalità e serietà. Dopo averci riflettuto, non posso non comprendere e condividere quanto previsto dai medici.
Ma lo stesso resta, umanamente, un senso di umiliazione, di delusione e di offesa profonda: io, mi sono sentita violata due volte da quel ragazzetto che ora se ne sta libero e impunito: prima lì in Tunisia e poi in quell'ospedale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.