"Italia e Germania responsabili sui dazi". Gentiloni salva von der Leyen

Nel suo intervento a porte chiuse al Forum Teha, l'ex commissario critica il governo italiano e tedesco

"Italia e Germania responsabili sui dazi". Gentiloni salva von der Leyen
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Duro scontro economico tra Paolo Gentiloni e il governo guidato da Giorgia Meloni. Il motivo, come spesso accade da diversi mesi a questa parte, è sempre lo stesso: il ruolo giocato dai dazi e la presunta guerra economica lanciata dagli Stati Uniti di Donald Trump nei confronti della nostra Unione europea. A finire in mezzo a questi due litiganti c'è sempre il premier Giorgia Meloni. Secondo Gentiloni, infatti, una grossa parte delle colpe è da attribuire all'operato dell'esecutivo di centrodestra. Nel suo intervento a porte chiuse al Forum Teha, l'ex commissario critica il governo e assolve Ursula von der Leyen.

"L'accordo sui dazi Usa sulle merci Ue deciso in Scozia per noi europei è stato un brutto accordo. Ma non si può gettare la croce addosso solo ad Ursula von der Leyen e alla Commissione perché su di loro hanno pesato le posizioni - legittime - degli Stati membri, in particolare Germania e Italia", sostiene Gentiloni. "Il 15% è il meglio che si poteva ottenere", la risposta piccata del ministro degli Esteri Antonio Tajani.

L'accordo con gli Usa sui dazi "non credo sia un buon accordo, onestamente, anche se capisco bene chi dice che in fondo sul tavolo negoziale c'era di mezzo anche l'Ucraina, il contributo degli Usa alla difesa europea e di Kiev, e quindi in fondo alzare la voce avrebbe potuto avere conseguenze negative". Così l'ex premier italiano e commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, intervistato da TgCom24 a margine del Forum di The European House Ambrosetti a Cernobbio. "Ma se isoliamo la vicenda dei dazi", ha aggiunto Gentiloni, "ci troviamo ora con dazi molto alti che danneggeranno alcuni settori dell'economia italiane ed europea".

Quello che preoccupa, ha aggiunto Gentiloni, "non sono solo le conseguenze economiche di queste decisioni, che forse saranno più gravi negli Usa che in europa, ma capire la stabilità di questi accordi. Siamo d'accordo che non saranno possibili ripensamenti?".

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