Il mercato immobiliare in Italia è oramai in crisi. Ci si domanda, dunque, se conviene investire in immobili, in particolare la prima casa.
La risposta sembra controversa sulla base di un'indagine della Confindustria che mostra come le vendite di immobili, nel primo trimestre, siano diminuite del 19,6 rispetto al primo del 2011, e che le agenzie immobiliari che nel secondo trimestre hanno venduto abitazioni si è ridotta del 6,6% rispetto al secondo del 2011. La Confindustria dimostra che i prezzi degli immobili dall'inizio del 2008 ai primi del 2012 sono diminuiti del 10% a un tasso medio annuo del 2,7% annuo. Nel frattempo c'è stata una inflazione annua media di un po' più del 2%. Perciò la diminuzione dei prezzi degli immobili in euro del gennaio 2008 sfiora il 20%. Ma Confindustria ritiene che essi dovranno scendere ancora. Prevede che ciò accadrà, perché il 74% delle agenzie immobiliari intervistate lo suppone e perché è necessario per riequilibrare il rapporto fra costo delle abitazioni e reddito disponibile delle famiglie, che è ancora superiore del 9% rispetto a quello di lungo termine del passato. Sembrerebbe, dunque, che sia meglio posporre questo investimento, perché i prezzi degli immobili scenderanno ancora.
A mio parere però, le famiglie ne stanno comprando meno perché la riduzione dei loro redditi dovuta anche ai maggiori gravami fiscali ha diminuito la loro quota di risparmi freschi, sia perché i risparmi precedenti sono stati ridotti dalla tassazione degli immobili e dal cattivo andamento delle borse e ciò ha intaccato la loro capacità di indebitamento. Inoltre i mutui sono rincarati. Ma l'investimento nel mattone, per chi ha disponibilità finanziarie, a mio parere, è comunque conveniente, già adesso. Infatti non ci sono molti altri investimenti sicuri e nel lungo termine i prezzi degli immobili sono destinati al recupero con la ripresa dell'economia. D'altra parte l'impiego del risparmio non va impostato per la massimizzazione del reddito, ma con criteri di bilanciamento fra rischio e sicurezza. Inoltre mentre i prezzi degli immobili sono diminuiti, gli affitti non sono affatto scesi o non in proporzione. Ne consegue che fra il comprare un alloggio con mutuo e destinare il risparmio ad altri impieghi e pagare l'affitto, la prima delle due alternative rimane ancora conveniente, per chi è in grado di mantenere la quota del servizio del mutuo su un rapporto ragionevole con il proprio reddito.
Non è solo una mia opinione. Dall' indagine annuale su Il risparmio e le scelte finanziarie degli italiani di Intesa-San Paolo e del Centro Einaudi per il 2010-2011 risulta che solo il 20% degli intervistati ha rimandato l'acquisto della casa, a causa della riduzione del reddito e delle aspettative, mentre quasi il 40% ha rinviato l'acquisto dell'auto, il 60% ha ridotto le spese per vacanze e tempo libero, il 44% ha intaccato i risparmi messi da parte. Eppure la quota dei proprietari dell'abitazione, fra gli intervistati, era già il 71%. La percentuale dei soddisfatti di avere investito nella casa, nel 2010-11 (prima della stangata del decreto salva Italia del governo Monti) era l'81% contro il 79% del 1997 e l'82% del picco del 2005. Nel 2012 la percentuale di chi è soddisfatto dell'acquisto della casa è l'80,8%.
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