Iva, Imu e altri salassi Nuovo autogol dell'Europa

Ci mancava soltanto Olli Rehn a completare l'opera, quasi non bastassero i rompiscatole di casa nostra, instancabili e insaziabili come o più delle zanzare tigre. Ma chi è questo signore finlandese? Ebbe qualche notorietà ai tempi in cui inseguiva un pallone nel suo Paese; adesso si è abbassato di livello e si limita a raccontare palle al nostro, di Paese, s'intende. Dato che le vie della politica, e non solo quelle del Signore, sono infinite, egli è diventato commissario europeo - che di per sé non è una bella cosa - addetto (...)

(...) alle questioni economiche e monetarie.
Ieri, anziché dedicarsi al suo vecchio amore - il calcio - predisponendosi ad assistere in tv alle partite di Champions, per poi commentarle a uso e consumo dei tifosi continentali, si è lasciato andare a una serie di considerazioni peregrine sullo stato di salute finanziaria dell'Italia, di cui è esperto come io lo sono del comportamento sessuale degli scarafaggi: non sa un tubo. Nonostante ciò, si è esibito in una reprimenda nei nostri confronti come se fosse nato e cresciuto a Torre Annunziata o a Rovigo. Ce ne ha dette di tutti i colori, affermando che siamo un branco di idioti; poi per addolcire la pillolona ha aggiunto che la nostra nazione è paragonabile a una Ferrari - il bolide modenese - ferma in garage, immobile, perché non siamo capaci di guidarla e, per sovrammercato, non abbiamo la benzina allo scopo di farla funzionare.
Però, che uomo gentile. Lo statista calciatore in pratica ci ha preso a calci al fine di educarci. Rimprovero numero uno: non dovevamo abolire l'Imu, tassa equa e anche apprezzabile dal punto di vista estetico perché colpiva tutti, poveri e ricchi, belli e brutti, specialmente i brutti, che di solito sono in bolletta. Rimprovero numero due: cosa aspettate, italioti del menga, ad aumentare l'Iva? Le eleganti osservazioni dell'ex pedatore boreale sono state entusiasticamente accolte da Enrico Letta, giovane prodigio assurto al vertice di Palazzo Chigi, il quale - non avendole respinte al mittente con la raccomandazione di farsi i cavoli propri - ne ha fatto tesoro, ripromettendosi di tenerne conto.
Non un cane governativo che abbia risposto per le rime a Rehn. Dal che si evince che l'esecutivo è d'accordo con lui e smania dal desiderio di elevare l'imposta sul valore aggiunto. Di quanto? Un punto? Nossignore, due punti. Però, che ideona. Cosicché nel giro di qualche mese i consumi interni si abbasseranno notevolmente, provocando un conseguente tracollo della produzione e un proporzionale calo dell'occupazione. Si dà infatti il caso che su un reddito di 20mila euro l'anno, il balzello comporterà una capacità di spesa ridotta di 400 euro; cioè denaro che andrà al fisco e non potrà essere utilizzato per gli acquisti.
Quanto all'Imu, se essa verrà reintrodotta, per pagarla i connazionali dovranno utilizzare la tredicesima a scapito delle compere natalizie. Un commissario meritevole dunque del premio Nobel per l'economia, in quanto inventore del sistema più rapido per mandare in malora un Paese. A Rehn non è passato per la testa che debba essere lo Stato spendaccione a diminuire le uscite eccessive e che i cittadini non abbiano alcuna responsabilità dei buchi di bilancio.
L'Ue si conferma una gabbia dalla quale occorre uscire in fretta, e l'Italia dimostra ancora una volta di essere in soggezione nei confronti dei burocrati di Bruxelles, autentici incompetenti, forse abili con i piedi, come Rehn, ma con un cervello appena sufficiente per giocare decentemente al football.

segue a pagina 12

Ravoni a pagina 12

di Vittorio Feltri

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