Il tempo stringe: tra pochi giorni, il primo luglio, scatterà l'aumento di un punto dell'aliquota Iva, che passerà dal 21 al 22%. Una grana che sta mettendo a dura prova il governo delle larghe intese. Da una parte il Pdl aveva posto lo stop al provvedimento come condizione per formare un esecutivo, dall'altra Palazzo Chigi deve fare i conti con la mancanza di risorse e i patti europei. L'ipotesi più accreditata vede un rinvio in autunno, quando la legge di stabilità dovrebbe permettere una riforma fiscale più organica. Ma il tema Iva è quello più spinoso sul tavolod el Cdm e rischia di far naufragre il governo.
Oggi Enrico Letta prima ha cercato di prendere tempo e gettare acqua sul fuoco: "Sono fiducioso che troveremo una soluzione", ha detto il premier a In mezz'ora. Intervistato da Lucia Annunziata, il presidente del Consiglio ha però scaricato le colpe sul governo Berlusconi: "Non è che io o il mio governo vogliamo aumentare l’Iva. L’Iva aumenta perché è già stato deciso: è già nel bilancio dello Stato ed è figlio di decisioni iniziate nella prima metà del 2011. Non è stato il mio governo a deciderlo. Ora dobbiamo trovare le risorse per evitarlo o per spostarlo, i diktat non servono a nessuno".
Un'accusa, quella al governo Berlusconi, che viene subito rispedita al mittente da Renato Brunetta: "Sono le norme introdotte dal governo Monti, dunque, che prevedono l’aumento delle aliquote IVA e non, come superficialmente affermato da tanti, il D.L. 98/2011 del governo Berlusconi. Visto le delicatezza dell’argomento - dice Brunetta - vorremmo ricordare a noi stessi e quindi al presidente Letta come sono andate realmente le cose, per evitare confusione o giudizi ingenerosi".
La versione di Brunetta è suffragata anche dalle parole di Fabrizio Cicchitto: "Non può essere messo in conto al governo Berlusconi un aumento dell’Iva deciso invece dal governo Monti. Tremonti aveva previsto un taglio in due tranches di 24 miliardi di tutte le esenzioni di imposta mettendo come clausola di salvaguardia l’eventuale taglio di erogazioni sociali. Monti si è trovato di fronte a dei problemi derivanti dall’Europa e in un secondo tempo ha aumentato di 1 punto l’iva progettando un successivo aumento di 1 altro punto che è quello oggi in discussione".
Ma il premier non sembra temere una possibile caduta del governo: "Di fibrillazioni ce ne saranno tante. La maggioranza è originale e la situazione particolare. Bisogna farci l'abitudine. Sinceramente non credo che sia una settimana decisiva più di altre, in questa c’è il Consiglio Europeo ma ce ne sono state altre precedenti importanti".
Non lo spaventa nemmeno lo scandalo in cui è finito il ministro Josefa Idem: "Confesso che non ho visto tutte le carte e che voglio vederle tutte. Dobbiamo essere garantisti e garantire opportunità e rispetto delle regole. Nessun doppio standard"
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