Oggi è in programma un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi per definire (ma, soprattutto, per ufficializzare) la scelta del governo di rinviare di tre mesi l'introduzione dell'aumento dell'Iva. Dopo la sentenza sul caso Ruby, però, l'appuntamento è diventato improvvisamente in bilico. In serata circolano voci di una possibile assenza del Pdl all'appuntamento.
Secondo la strategia della presidenza del Consiglio, il vertice sarebbe dovuto servire (e, forse, servirà qualora si dovesse svolgere) a illustrare alla maggioranza il decreto legge che il governo conta di presentare domani al Consiglio dei ministri. Nel provvedimento - all'esame dei tecnici del ministero dell'Economia fino a tarda ora - viene stabilito che l'aumento di un punto (dal 21 al 22%) dell'aliquota Iva scatterà il 1° ottobre, e non più il primo luglio. Lo stesso decreto dovrebbe contenere, poi, anche le misure necessarie a compensare la scelta di far slittare le date dell'aumento. Si tratta di un miliardo di euro: l'1% della spesa pubblica nazionale; lo 0,5% del Pil. Il ministero dell'Economia è intenzionato a reperire le risorse con interventi chirurgici sul fronte della spesa.
«L'importante - commenta Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici - è che qualunque alternativa sia finanziata in modo credibile». E c'è da giurare che la Commissione analizzerà con attenzione le forme di copertura individuate. L'Italia è uscita dalla procedura per deficit eccessivo perché si è vista convalidare un deficit di quest'anno al 2,9%. Lo 0,1% che manca ammonta a 1,5 miliardi. Vale a dire con un margine di solo mezzo miliardo, oltre alle risorse necessarie per «coprire» il rinvio di tre mesi dell'Iva.
E proprio questi argomenti sono stati ieri al centro di riunioni tecniche al ministero dell'Economia.
Durante questi incontri sarebbe stata accantonata l'ipotesi (chiesta a gran voce anche ieri dalla Lega) di eliminare fin d'ora l'aumento dell'Iva per quest'anno. Con la certezza di poter evitare il ritocco delle aliquote con il decreto che anticiperà la legge di Stabilità. Resta da vedere se in quel decreto troverà spazio anche il riordino dell'Imu, che Enrico Letta si è impegnato a varare entro il 31 agosto prossimo.
Critici i commercianti verso le scelte del governo in materia fiscale. Il momento è «drammatico» - osserva Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio - e se non si rilanciano i consumi «la situazione diventerà disperata».
Ai microfoni di Baobab su Radio1, Sangalli - a proposito dell'aumento dell'Iva - aggiunge che l'impatto di un aumento dell'Iva «su consumi, crescita e occupazione sarebbe benzina sul fuoco della recessione, un fuoco che sta bruciando forte».E ripete la posizione espressa dalla sua organizzazione all'assemblea annuale: «Auspichiamo che questo aumento non ci sia. Sarebbe doppiamente controproducente perché impatterebbe in modo più duro sui poveri».
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