Izzo lascia per davvero Le accuse del «corvo» decapitano la polizia

Izzo lascia per davvero Le accuse del «corvo» decapitano la polizia

RomaNiente da fare, le dimissioni «post-corvo» di Nicola Izzo sono irrevocabili e non c'è Cancellieri che tenga. Il vice capo vicario della polizia Izzo, che sabato scorso aveva annunciato via e-mail al ministro (e al suo «capo» Antonio Manganelli) di voler mollare la poltrona, ieri ha ribadito l'intenzione di abbandonare l'incarico, nonostante le sue «prime» dimissioni fossero state immediatamente respinte da Annamaria Cancellieri.
Chiamato direttamente e pesantemente in causa dal «corvo» autore dell'esposto anonimo (arrivato sulla scrivania del ministro a luglio, ma finito sui giornali solo una settimana fa) che denuncia turbative nelle aste tecnologiche del dipartimento pubblica sicurezza al Viminale, Izzo dunque insiste nell'intenzione di voler farsi da parte e conferma le dimissioni. Lunedì scorso il vice di Manganelli era stato ascoltato su sua espressa richiesta dai pm romani che si occupano dell'indagine sulla denuncia del «corvo», sostenendo di non essersi mai occupato della gestione degli appalti, di aver comunque agito sempre correttamente e annunciando l'invio in procura di una memoria scritta con la sua versione dei fatti.
La Cancellieri, che a inizio settimana aveva tagliato corto sul punto, respingendo le dimissioni del vice capo della polizia perché «una persona non può essere giudicata sulla base di un esposto anonimo», per giunta «ancora senza riscontri», ieri è apparsa più possibilista. Il ministro ha detto di «aver preso atto della volontà manifestata dal prefetto Izzo» e, dopo aver ricordato «l'apprezzamento per la sensibilità e il senso di responsabilità del gesto» ha assicurato che «valuterà in tempi rapidi le decisioni da assumere».
Izzo è stato sentito lunedì scorso dai magistrati romani come testimone, mentre il prefetto, indicato nell'esposto come «regista» delle presunte malversazioni nelle aste del Viminale, è indagato per turbativa d'asta in un'altra indagine, a Napoli, dove i pm lavorano da un paio d'anni su un'inchiesta incentrata su cinque appalti dei «progetti sicurezza» nel capoluogo partenopeo, risalenti al 2007. Proprio ieri, peraltro, la procura capitolina ha spiegato, con una nota, di aver dato mandato alla mobile di indagare sul contenuto dell'esposto (e sull'identità dell'anonimo estensore) fin dall'inizio di agosto, quando il Viminale aveva trasmesso alle toghe il documento, e ha anche precisato che «ovviamente» per legge gli scritti anonimi non hanno «alcun valore probatorio», in modo da evitare strumentalizzazioni.
Quanto al filone napoletano, la procura di Roma, pur confermando la «piena collaborazione» ha spiegato che «non vi è stata alcuna richiesta di atti», anche perché «non risulta che il procedimento pendente presso quell'autorità giudiziaria abbia a oggetto i fatti di cui tratta l'anonimo». Insomma, la strada «investigativa» è ancora lunga, e uno dei punti chiave delle indagini sembra appunto essere l'individuazione dell'identità del «corvo», mentre parallelamente va avanti anche l'indagine interna al ministero dell'Interno, avviata oltre tre mesi fa, come ha spiegato martedì il capo della polizia Manganelli, che su Izzo aveva detto: «Non è persona da sentirsi dimezzata nel lavoro che fa».

Forse, di fronte a quella che qualcuno ha definito «fiducia a tempo» concessa al prefetto dalla Cancellieri, è proprio per questo che il «vice» Izzo ha preferito insistere, e confermare ancora una volta le sue dimissioni.

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