Liscrizione nel registro degli indagati del ministro Corrado Passera da parte della Procura di Biella per dichiarazione fraudolenta e dichiarazione infedele, legata al suo passato di amministratore delegato di Intesa, ha riaperto una ferita nel mondo bancario. Infatti, anche al titolare dello Sviluppo i magistrati piemontesi, secondo quanto riferito dalla Stampa, hanno contestato un reato del quale i grandi banchieri italiani non si sentono responsabili. Ecco perché occorre spiegare ciò che potrebbe accadere al superministro.
Fino allo scoppio dellultima grande crisi (e anche oltre), era prassi consolidata per le banche ricorrere a pratiche di «arbitraggio fiscale». In sostanza si mettevano in piedi con controparti straniere (nel caso dellex controllata di Intesa, Biverbanca, si tratta del Credit Suisse) operazioni di pronti contro termine con le quali si scambiavano denaro e titoli. Questi ultimi, giunti in capo allacquirente italiano, pagavano limposta (più bassa) nello Stato estero e creavano un analogo credito di imposta in Italia, utile per abbassare il carico Ires che in Italia è elevatissimo. Altro metodo è quello del dividend washing (acquisto di titoli tramite veicoli stranieri per abbassare limposta sulle cedole).
Fin qui nulla di scandaloso perché tutto avviene a norma di legge: famosi studi (tra cui Vitale-Romagnoli fondato da Giulio Tremonti) avevano dato lok a quegli stessi top manager che oggi sono indagati. La situazione cambia quando lex ministro dellEconomia Tremonti decide di inasprire la lotta allevasione e anche allelusione fiscale affidando superpoteri allAgenzia delle Entrate. L«abuso di diritto», fattispecie nella quale rientra larbitraggio fiscale, deve essere perseguito con più determinazione e i reati correlati, come la falsa dichiarazione, devono avere una sanzione penale più forte. Ecco perché lex numero uno di via XX Settembre abbassò le soglie per la comunicazione dufficio alle Procure.
Alla fine del 2010, alcune banche avevano provato a ricorrere alle Commissioni tributarie locali sostenendo di essere nel giusto dal punto di vista fiscale, ma una sentenza sfavorevole a Genova nei confronti di Carige ha dato la stura a una serie di transazioni (lequivalente del patteggiamento in campo penale) con lAgenzia delle Entrate. Bpm ha transato per 200 milioni, Credem per 45 milioni, Mps per 260 milioni (su 1 miliardo contestato), Unicredit per 191 milioni e Intesa per 270 milioni (su 1,15 miliardi).
A Unicredit e a Intesa, per ora, è rimasta anche la coda giudiziaria.
Laccusa è abuso di diritto. Depenalizzato dal governo, bloccato dal Quirinale
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