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L’accusa choc del grillino De Raho: "Così il governo aiuta le cosche"

Il deputato critica la riforma sulla pubblicazione delle ordinanze: "Il silenzio genera omertà". Fi e Lega: "Sillogismo inaccettabile"

L’accusa choc del grillino De Raho: "Così il governo aiuta le cosche"

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«Questo governo sta con i mafiosi e vuole l’impunità per potenti, corrotti ed evasori». Mentre il Parlamento discute le sei risoluzioni di maggioranza e opposizione sulla riforma della giustizia (quella del Terzo Polo, riformulata, passa con 99 voti favorevoli, 58 contrari e 3 astenuti) i Cinque stelle alzano il tiro e accusano Giorgia Meloni di stare con boss, delinquenti e corrotti, mentre il Pd con la deputata Anna Ascani spara: «Lo scontro coi magistrati danneggia i cittadini».

È l’ex presidente della Procura nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho ad aprire il fuoco di fila, contestando i limiti imposti alla pubblicazione sui giornali di verbali e ordinanze: «Non consentire la pubblicazione di contenuti determina il silenzio. Il silenzio è omertà e l’omerta è uno dei pilastri dell’associazione mafiosa. È un sillogismo, detto senza voler infangare alcuno», sibila l’ex magistrato grillino, facendo infuriare centrodestra e Terzo Polo. Per la leghista Ingrid Bisa sono «accuse demagogiche». «No, sono parole inqualificabili», replica la deputata Iv Isabella De Monte.

«Il sillogismo è inaccettabile in questa Aula», replica il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, richiamato dal renziano Roberto Giachetti al rispetto dell’articolo 59. «Non tutto si può dire in Aula, davanti ai ragazzi», sostiene il parlamentare del Terzo Polo. Allora de Raho affonda: «La vostra politica è un favore alle mafie. Zittite la stampa e le persone. Mai le mafie hanno avuto un trattamento così di favore». Il dibattito infiamma l’Aula: «Non trasformiamo la Camera in un tribunale», chiede il Verde Marco Grimaldi, «questione chiarita tra galantuomini», è la replica di Mulè.

«Nessuna morale da chi, nei precedenti esecutivi, ha liberato i boss», conclude il vicepresidente Fdi al Senato, Salvatore Sallemi. Ma in serata è Giuseppe Conte a riaccendere le polemiche: «Ci aspettavamo un pacchetto di aiuti del governo per i cittadini, invece oggi abbiamo un pacchetto di impunità per potenti, corrotti ed evasori», dichiara l’ex premier ai cronisti fuori dal palazzo dei gruppi alla Camera. Sull’intervento di Nordio le reazioni di maggioranza e opposizioni sono ovviamente di stampo diverso.

Se Matteo Renzi punta il dito contro staff e sottosegretari di Nordio («Lui persona per bene, la sua squadra è impresentabile»), Forza Italia gongola sulla separazione delle carriere con Maurizio Gasparri: «Vogliamo una giustizia giusta». «Così realizziamo il programma», sottolinea l’az- zurra Deborah Bergamini. «Coi tempi certi diritto garantito», sottolinea Raffaele Nevi (Fi). La vicepresidente dem del Senato Anna Rossoman do liquida gli entusiasmi: «La riforma Nordio della giustizia? Non esiste, è sabbia negli ingranaggi. È forse ostaggio in Via Arenula», dice ironicamente. «No, Nordio è un garantista prigioniero della propria maggioranza», replica Davide Faraone (Iv).

Ma intanto la riforma va avanti, a piccoli passi.

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