Un serbatoio in cui stoccare il gas. A duemilacinquecento metri di profondità, nelle viscere della pianura modenese. Un impianto che da solo risolverebbe la fame di gas che questinverno, per la prima volta, ha messo in ginocchio le imprese italiane. Nei giorni di penuria mancavano allappello, a spanne, 20 milioni di metri cubi al giorno. Rivara ne garantirebbe 32 ogni 24 ore; non solo: la bolletta energetica si abbasserebbe del 10-20 per cento, come hanno capito le imprese del distretto della ceramica che si sono lanciate sul progetto, acquistando il 4 per cento del futuribile gas, come si prenotano i posti auto in costruzione.
Ma con ogni probabilità, nellItalia dei divieti e dei no seriali, anche Rivara svanirà. La società che ha studiato lopera, la Ers, è pronta a buttare sul piatto 350 milioni di euro, ma la regione Emilia-Romagna, che deve dire lultima parola, ha già sibilato un no secco. Un no ora messo fra virgolette dallassessore Gian Carlo Muzzarelli. Un no senza se e senza ma, che ha trovato linnesco nelle paure della popolazione locale, riassumibili con una parola: terremoto. E alzate sui cartelli dellimmancabile comitato: No gas. In sostanza, andare a solleticare la terra rappresenterebbe una sfida alla natura. E potrebbe provocare conseguenze devastanti. La Ers - formata all85 per cento da una società di diritto inglese quotata alla Borsa di Londra, la Independent Resources, e al 15 per cento dal gruppo genovese Erg - risponde che le probabilità sono infinitesimali. Lintervento sarebbe paragonabile alla puntura di uno spillo nel corpaccione di un elefante.
Il lunghissimo iter che dovrebbe portare alla realizzazione del serbatoio si trascina da dieci anni, fra pareri, analisi, discussioni. Ora però scende in campo a piedi uniti lassessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli: «Senza lintesa con la Regione Emilia-Romagna non si può procedere. Poiché la Regione conferma le proprie ragioni contrarie, tecniche e politiche, già ampiamente spiegate e documentate anche scientificamente, la situazione non cambia e lintesa non ci sarà». Un de profundis in piena regola, dopo anni e anni di chiacchiere inconcludenti.
LItalia che ha costretto a gettare la spugna gli inglesi di British Gas, rischia di superarsi in questa guerra di trincea preventiva: un no agli inglesi - in realtà Independent Resources ha trecento soci in tutto il mondo fra cui molti fondi dinvestimento - e un calcio allo sviluppo.
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