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L’ex Guardasigilli: «I tribunali potrebbero canalizzare le energie su cause serie»

Non c’erano gli indizi sufficienti per l’arresto

L’ex Guardasigilli: «I tribunali potrebbero canalizzare le energie su cause serie»

Senatore Nitto Palma, il 25 aprile ha preso parte alla marcia dei Radicali per l’amnistia. È questa la linea del Pdl?
«No, non credo vi sia una linea del Pdl. Sono convinto che l’ingolfamento processuale nei tribunali debba essere regolato per legge, non dai provvedimenti organizzatori dei singoli capi degli uffici. Questo è quello che consente parità di trattamento a tutti i cittadini. Ne trarremmo un duplice vantaggio: il disingolfamento delle cause e quindi la possibilità di canalizzare le energie della giustizia su cose serie. In genere l’amnistia riguarda reati che difficilmente possono concludersi con una sentenza definitiva in ragione della mannaia della prescrizione».
La pensava così anche da ministro della Giustizia?
«Certo, ma non potevo che esprimere la posizione della coalizione di governo che non mi sembrava fosse maggioritaria sul punto».
Il segretario Pdl Angelino Alfano ha ribadito il no all’amnistia.
«Beh, ma non è all’ordine del giorno. Ciascuno di noi esprime il proprio pensiero, com’è giusto che sia in un partito liberale».
La prescrizione così massiccia in Italia (180mila casi nel 2011) non è di fatto un’amnistia strisciante?
«È un’amnistia strisciante nel momento in cui è demandato agli uffici giudiziari il dirimere un percorso più o meno veloce di un determinato processo rispetto a un altro similare. Possiamo dire che già oggi i processi per reati con una pena sino a sei anni difficilmente riescono a giungere a sentenza passata in giudicato. Con l’amnistia si andrebbero sostanzialmente a eliminare i processi per reati fino a tre o quattro anni, cioè quelli di minore importanza. Non si toccherebbero evidentemente i reati gravi».
Il problema è che, a parte i Radicali, i partiti non vogliono intestarsela politicamente. Così il dibattito è azzerato.
«Io dico che si dovrebbe affrontare il tema al di fuori degli atteggiamenti propagandistici a volte propri dei partiti. Anzi le dico di più. Considerando i riflessi sul corretto funzionamento della giustizia, questo governo tecnico potrebbe farsi promotore di una simile iniziativa».
Il Guardasigilli Severino ha chiarito che l’amnistia è questione che riguarda il Parlamento.
«Ecco, pur nella prudenza che la caratterizza, non mi pare che abbia espresso una posizione di netta contrarietà».
Ma l’amnistia è impopolare?
«È impopolare ogniqualvolta viene rappresentata ai cittadini come qualcosa che tocca le esigenze di sicurezza o la capacità repressiva dello Stato. Se invece spieghiamo ai cittadini che per un determinato reato, per esempio l’oltraggio, non si arriverà mai a sentenza passata in giudicato, ma nel contempo si impegneranno inutilmente i giudici nella fase di indagini e magari anche della sentenza di primo grado, allora credo che i cittadini comprendano bene il punto. Inoltre, seppure in termini ridotti, l’amnistia è destinata a incidere anche sul sovraffollamento carcerario».
Un tema col quale, al di là delle parole, i partiti non vogliono fare i conti.
«Invece secondo me è un problema col quale bisognerebbe fare i conti. Condivido una vecchia affermazione dell’allora Guardasigilli Piero Fassino, secondo il quale la civiltà di un Paese si vede dalla sanità e dal carcere. Noi abbiamo una situazione carceraria assolutamente intollerabile».
Non mi dica che serve un altro piano carceri però.
«Non è un problema di piano carceri. Bisogna innanzitutto capire che cosa deve essere il carcere e in che modo il carcere deve svilupparsi. Mi chiedo a fronte dei dati del Dap, che individuano il 40% dei detenuti come non pericolosi, se non vi sia la possibilità di percorrere l’ipotesi di carceri a bassa sicurezza assai meno costose».
Ha parlato di carcere preventivo. Il tema è riemerso negli ultimi mesi a causa della vicenda di Alfonso Papa e di diversi sindaci campani arrestati e poi rilasciati.
«Ci troviamo spesso di fronte a richieste di arresto di parlamentari. Nel caso di Alfonso Papa ciò è avvenuto per reati non particolarmente gravi che nel prosieguo delle indagini si è scoperto essere privi di quella capacità indiziaria che giustificava l’arresto, e non perché è sopravvenuta una nuova indagine che ha vanificato determinati indizi, ma perché gli indizi esistenti al momento della richiesta cautelare non erano sufficienti.

Vi sono poi altre misure cautelari che riguardano alcuni sindaci campani che a distanza di sette, otto giorni vengono liberati in seguito alla pronuncia del Tribunale del Riesame».

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