L’Imu non vale per tutti: le banche si salvano, chi sta all’ospizio paga

L’Imu non vale per tutti:  le banche si salvano, chi sta all’ospizio paga

RomaL’ultimo tentativo per far pagare l’Imu alle Fondazioni bancarie è abortito alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, dove ieri è stato approvato il decreto fiscale. Un emendamento di Elio Lannutti (Idv) che proponeva di cancellare l’esenzione è stato bocciato. Il governo, spiega il parlamentare, ha dato parere contrario «sostenendo che le banche e le loro Fondazioni sono associazioni benefiche. Il governo dei banchieri - commenta - dimostra di essere prono agli interessi delle banche».
Certo, in un momento in cui a tutti i cittadini si chiedono sacrifici, e buona parte di quei sacrifici sono rappresentati dal ripristino della tassazione sulla prima casa, per di più molto aumentata, l’esenzione delle Fondazioni bancarie - che tutto sono, tranne che prive di mezzi - suona molto stonata. «Monti fa pagare gli ospizi con l’aliquota più elevata e boccia l’emendamento sulle Fondazioni: vergogna», tuona Antonio Di Pietro. É vero che le Fondazioni fanno beneficenza grazie ai proventi dei loro investimenti, ma con una capitalizzazione complessiva valutata in 150 miliardi di euro avrebbero comunque potuto versare l’Imposta municipale unica. Difficilmente cambierà qualcosa in aula, dove il decreto è già approdato dopo il «sì» in commissione.
Qualche magrissima consolazione sul fronte dell’Imu arriva anche per i cittadini. Dopo l’allarme lanciato dai centri di assistenza fiscale, la prima rata dell’imposta - da versare entro il 18 giugno - sarà versata calcolandola con l’aliquota ordinaria: di conseguenza sarà la rata di dicembre quella «pesante». Sono stati introdotti poi alcuni sconti ed esenzioni sui fabbricati agricoli, specie su quelli nei Comuni montani. Nessuna esenzione, al contrario, per gli anziani ospiti nelle case di riposo: pagheranno l’Imu sulla loro casa, anche se non vi abitano più. Entro il 30 settembre i Comuni potranno approvare cambiamenti di aliquote ed esenzioni, mentre entro il 10 dicembre sarà il governo a decidere eventuali modifiche delle aliquote in base al gettito ottenuto con la prima rata.
Dal decreto fiscale scompare inoltre la cosiddetta black list, la lista nera dei commercianti «pizzicati» a non emettere scontrini o ricevute. Il testo originale prevedeva che l’Agenzia delle Entrate avrebbe messo sotto sorveglianza quegli esercizi, con verifiche mirate. Le «liste selettive» sono state invece cancellate, e questa modifica piace molto alle associazioni del commercio. «Diamo pieno sostegno alla lotta all’evasione - dicono alla Confesercenti - ma non ci piace che la politica fiscale sia trasformata in una caccia all’untore». Per la Confcommercio, l’eliminazione della black list non indebolisce l’efficacia del contrasto all’evasione, mentre ne guadagna il rispetto delle ragioni dei contribuenti in regola. Di avviso opposto le associazioni dei consumatori.
Un emendamento al decreto fornisce agli enti locali un miliardo di euro per pagare i debiti ai fornitori; inoltre le imprese potranno cedere alle banche i loro crediti con le amministrazioni locali. Ma si tratta di una goccia nel mare. La Confindustria è molto preoccupata per la situazione dei crediti con la pubblica amministrazione, e lancia un vero e proprio grido d’alarme. Il credit crunch da un lato e i ritardi dei pagamenti dall’altro soffocano le aziende.
«Per le imprese - dice il direttore area finanza di Confindustria, Elio Schettino - è un atto un preoccupante fenomeno di restrizione del credito», sia in termini di quantità che in termini di costi applicati ai prestiti. Il monte prestiti alle imprese si è ridotto dello 0,1% in gennaio, dopo un calo dell’1% in dicembre e del 2% in novembre. Il tasso d’interesse è salito rapidamente raggiungendo il 4,1% medio in gennaio contro il 3,2% dello stesso mese 2011. Crescono gli oneri, i costi delle commissioni, le garanzie richieste e calano i limiti dei fidi. Dall’altro lato, i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni sono sempre in ritardo: nel 2011 si è raggiunta una media di 180 giorni, contro i 35 giorni in Germania e i 64 in Francia.


Il decreto fiscale sarà approvato nelle prossime ore nell’aula di palazzo Madama. Il relatore in commissione Mario Baldassarri ha annunciato un esposto sul «no» della ragioneria dello Stato a un emendamento sulla riduzione delle tasse legata ai tagli di spesa.

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