Roma - La temutissima Imu, l’imposta sulla casa che sostituisce da quest’anno l’Ici, si pagherà quasi certamente in tre rate anziché nelle tradizionali due soluzioni. Lunedì, alla commissione Finanze della Camera, il relatore del decreto fiscale Gianfranco Conte (Pdl), presenterà un emendamento con l’obiettivo di diluire l’impatto dell’imposta sui già provati risparmi degli italiani. Anche il Pd è d’accordo. Di più, per alleggerire l’Imu il segretario Perluigi Bersani rilancia l’imposta sui grandi patrimoni immobiliari. «Era già la nostra proposta, vogliamo riprenderla in mano? Per noi - dice - va bene anche domattina». Il Pd, evidentemente, ha la patrimoniale nel cuore. I dettagli della rateizzazione Imu sono ancora da decidere: a esempio, non è chiaro se la rateizzazione in tre soluzioni riguarderà solo la prima casa, oppure tutti gli immobili. I Comuni sono contrari alle tre rate sulle seconde case. Ma non sarà questa l’unica modifica. Si pensa a un alleggerimento della tassazione sulle dimore storiche e sulle case affittate a canone concordato.
Niente da fare, invece, per l’esenzione a favore degli anziani ospiti nelle case di riposo: pagheranno l’Imu sulla loro abitazione, come se fosse una seconda casa e, dunque, con l’aliquota al 7,6 per mille. Il relatore Conte, contrario all’ipotesi dello sgravio, sposa la tesi già espressa dal governo. «Il rischio - sostiene - è che un’agevolazione di questo genere spinga i familiari a mettere gli anziani in una casa di riposo per usufruire di una tassazione più leggera sulla loro casa di abitazione». Durante il precedente passaggio del decreto in Senato, il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, aveva espresso parere contrario all’agevolazione per un rischio di evasione o elusione fiscale. «Il governo - attacca la Cgil - vuole far cassa sulla pelle dei più deboli». Del resto, le rette delle case di riposo sono elevate, ed è dubbio che le famiglie si sobbarcherebbero simili oneri solo per ottenere uno sgravio Imu.
Resta, nelle intenzioni del relatore, l’esenzione per gli immobili delle Fondazioni bancarie destinati alle attività di beneficienza. «Quello delle Fondazioni è un falso problema, non è vero che non pagano l’Imu», dice Conte. Tuttavia, i partiti presenteranno molti emendamenti in proposito, con l’obiettivo di annullare ogni esenzione per gli immobili di proprietà delle Fondazioni.
Il governo dovrebbe accettare l’ipotesi dell’Imu in tre rate, che non modifica il gettito dell’imposta. Farà invece le barricate sull’altra richiesta del Pdl, cioè sull’abolizione dell’Imu per la prima casa a partire dal 2013. Il fatto è che l’aumento della tassazione sulla casa rappresenta il grosso della correzione dei conti per il biennio 2012-2013, con maggiori entrate per oltre 20 miliardi di euro. E con questi chiari di luna, non si può rinunciare a un centesimo. Il nuovo rialzo dello spread e l’aumento dei tassi d’interesse sui titoli pubblici rischia di mettere a repentaglio gli obiettivi di bilancio, e in particolare il raggiungimento del pareggio promesso all’Europa per la fine dell’anno prossimo.
Per evitare una nuova manovra economica, che ormai né i partiti che sostengono Monti né i cittadini sarebbero più disposti ad accettare, incomincia a farsi strada un’ipotesi: anticipare l’aumento di due punti dell’Iva rispetto alla prevista scadenza di ottobre, con un gettito aggiuntivo di qualche miliardo (due punti di Iva significano 7,2 miliardi in più su base annua). L’anticipo potrebbe essere già discusso a livello di governo lunedì, quando il Consiglio dei ministri esaminerà il disegno di legge delega sulla revisione del sistema fiscale. Oppure il governo potrebbe attendere l’esito dell’autotassazione di giugno, e su quella base decidere il da farsi.
Al termine del Consiglio di ieri, i ministri economici si sono riuniti a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione. I dati emersi in queste ore sono scoraggianti: la produzione industriale è caduta in un anno del 6,8%, il dato peggiore dal novembre 2009. E l’inflazione ufficiale è rimasta elevata: il 3,3% in marzo, con un +4,6% per il carrello dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dalle famiglie.
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