L’Udc sbatte la porta, la Lega è alla finestra

L’Udc sbatte la porta, la Lega è alla finestra

Ha fatto bene Silvio Berlusconi a chiedere ai giovani di Fiuggi di dargli il 51% per la sua creatura «Libertà Italia». Perché, almeno secondo le prime reazioni, gli ex alleati del Pdl non hanno alcuna intenzione di assecondare la nuova discesa in campo. La prospettiva che l’ex premier possa tornare a correre in prima persona non piace a nessuno. Udc e Lega Nord sono convinti che Berlusconi debba definitivamente chiudere i conti con gli incarichi di governo. Ma non persuade nemmeno la bandiera agitata dal Cavaliere: l’antieuropeismo, gli sgambetti alla cancelliera Merkel, il persistere nell’ambiguità di votare fiducie a raffica al governo Monti cercando al contempo di attirare i voti di chi non lo sopporta.
Il giudizio più netto è di Pier Ferdinando Casini, affidato alle pagine di Facebook. «È vergognoso - ha scritto ieri mattina il leader dei centristi - che chi è stato cinque volte presidente del Consiglio (in realtà sono quattro, ndr) non si renda conto, alla vigilia di un importantissimo Consiglio europeo, che parlare di una possibile uscita dall’euro mina la credibilità dell’Italia. È una mancanza di serietà inaccettabile». Ferdinando Adornato, deputato Udc uscito da Forza Italia tre giorni dopo la domenica del famoso «predellino» (quando il Cavaliere annunciò la nascita del Pdl) parla di «atteggiamento tipico di un’Italietta provinciale da saltimbanchi».
Nell’Udc non c’è spazio per un dialogo con Berlusconi, e meno che mai per un’eventuale alleanza. «Siamo distanti anni luce, siamo su galassie diverse - dice Adornato -, questi sono gli ultimi fuochi di un tramonto annunciato. Ma siamo anche molto preoccupati da questa svolta all’inseguimento del grillismo. È allarmante il semplice ritenere possibile l’uscita dall’euro, soprattutto da parte di un partito di maggioranza che sostiene il governo. Appoggiare l’esecutivo e sparargli alle spalle non è degno di una forza politica seria».
Savino Pezzotta, anch’egli deputato centrista dopo una lunga militanza Cisl, suggerisce a Berlusconi di dedicarsi ai nipoti: «Fare il nonno non è una brutta attività e neppure inutile. Vuole fare un nuovo partito? Auguri. Per l’Udc questo tema non si pone. A noi interessa costruire una nuova formazione centrista che recuperi la presenza di cattolici e laici cercando di riproporre l’ispirazione di De Gasperi. Siamo avanti in questo lavoro. Il ciclo di Berlusconi è chiuso, dovrebbe capire che arriva per tutti il momento di riconoscere di aver fatto il proprio tempo. La politica deve rinnovarsi, ci sono tante persone nel centrodestra che potrebbero fare bene senza la cappa del capo che vuole restare a tutti i costi».
Nella Lega non si respira aria diversa. Tace Roberto Calderoli, mentre Roberto Maroni fa sapere - via Facebook - che «dirò al congresso il mio pensiero su strategie e vicende interne, lì si deciderà il futuro della Lega». Ma secondo uno dei suoi luogotenenti più fidati, il sindaco di Verona Flavio Tosi, non ci sono margini per riaprire il capitolo chiuso. «Chiunque voglia rinnovare il proprio movimento dovrebbe cominciare dalla nomenclatura - dice Tosi -. Il Pdl aveva avviato un processo con Alfano e noi ci aspettiamo che sia lui, prima o poi, a fare il segretario». Quindi la prima pregiudiziale del nuovo corso del Carroccio riguarda la persona stessa di Berlusconi.
Ma Tosi aggiunge: «Più che guardare alla Germania dovremmo esaminare i problemi del Paese. La Merkel fa il suo mestiere, non è baruffando con lei che si sciolgono i nostri nodi più intricati, cioè spesa pubblica e debito dello Stato. Berlusconi critica il cancelliere? Mi pare sia una lotta impari, e credo che la Merkel se ne freghi altamente. Berlusconi prende le distanze da Monti? Al momento mi pare che all’opposizione ci sia la Lega e non il Pdl. Finché il Pdl sta con il governo, le distanze tra noi sono incolmabili. E poi, per ora, non ho sentito grandi ricette per affrontare i nostri problemi più gravi». Insomma, il Carroccio non ha fretta di ritornare alla guida del Paese assieme al Cavaliere. «Per tre anni e mezzo siamo stati gli alleati più fedeli che Berlusconi potesse trovare - dice Tosi - e abbiamo pagato carissimo. I vecchi schemi non funzionano più, e nemmeno le vecchie facce».

E anche il Senatùr non è ottimista: «Non ho ancora capito» che cosa Berlusconi voglia fare del Pdl. «Ma fin quando sta lì a sostenere il governo di Monti e Napolitano non va lontano». E sulle inchieste della Lega fa partire il gesto dell’ombrello: «Toh, Roma di merda».

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