RomaIl piacere frizzante è effimero e punibile economicamente. Gli zuccheri delle bibite gassate sono utili al risanamento del bilancio dello Stato. Ci sia un obolo anche per chi preferisce la gazzosa allacqua fresca, stanno pensando nei palazzi del governo. Eccola lultima idea dellesecutivo Monti: la tassa sulle bollicine. Lannuncio è arrivato per Radio, con la precisazione che si tratta di ipotesi allo studio. Ma a elaborarla è nientemeno che il ministero della salute. Lobbiettivo è creare una «tassa di scopo», ha anticipato a Radio Anchio il ministro Renato Balduzzi, su «bevande zuccherate e gassate» per «lanciare un segnale a tutti i cittadini e rafforzare le campagne di prevenzione e di promozione degli stili di vita, soprattutto dei nostri ragazzi la metà dei quali consuma troppe di queste bevande».
Si potrebbe anche ribattezzarla la tassa dei bambini. Quasi una tassa sulle caramelle. Il balzello sulla spiaggia. E infatti nella critica al ministro e al governo si sono trovati daccordo ieri associazioni dei consumatori e imprenditori. Tutti uniti nel gridare al provvedimento «discriminatorio» e «ingiusto».
Balduzzi ha già fatto i suoi calcoli: «Con un aumento di appena 3 centesimi di euro per ogni bottiglietta da 33 centilitri, secondo le nostre stime potremmo disporre di 250 milioni di euro su base annua». Un provvedimento che non avrà praticamente nessun impatto, spiega il ministro, portando benefici per tutti: «Non sconvolge il sistema, non crea problemi nè ai produttori nè ai consumatori», i cui proventi permetterebbero di «rafforzare campagne di prevenzione e promozione di corretti stili di vita» e di definire «alcuni interventi mirati in ambito sanitario».
Per ora arrivano soltanto bocciature: «Si tratta di una tassa ipocrita - commenta il presidente del Codacons Carlo Rienzi -. Per colmare i vuoti della casse statali si cerca di far perdere i chili di troppo agli italiani».
E poi perché l'aranciata sì e altre bevande no? si chiedono tutti.
«Sembra che si voglia tutelare prodotti italiani. Ma qui stiamo parlando di bevande che occupano persone italiane, e accanto a marche importanti ce ne sono anche di piccole, tutte italiane, che fabbricano gazzose, chinotti...», precisa Aurelio Ceresoli, il direttore di Assobibe, lassociazione tra gli industriali delle bevande non analcoliche. Senza contare che le bevande gassate sono già sottoposte in Italia «allIva del 21%», a differenza «della maggior parte dei prodotti alimentari, che godono di aliquote ridotte al 4% o al 10%». E la media Ue si aggira «intorno al 16,5%». La nuova imposta potrebbe avere impatti «sulloccupazione, con riduzione significativa dei posti di lavoro», oltre che sulle «fasce meno abbienti» dei consumatori. La tassa è «immotivata e inaccettabile». Anche perché i produttori si erano già impegnati a commercializzare «porzioni più piccole» e a impostare programmi di educazione alimentare. Il consumo di bevande in Italia è poi più basso rispetto ad altri Paesi europei, con «28 grammi di media» al giorno per ogni bambino, corrispondenti a 11 calorie.
Il pretesto della salute non è apprezzato. La Coldiretti propone come alternativa di aumentare la percentuale di frutta nelle bevande, questo sì per avere benefici. La percentuale media di frutta per bottiglietta non supera «il 12%».
Lultimo salasso dei prof: «Tassa sulle bibite gassate»
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