l'accidial'irala superbiala golal'avarizial'invidiala lussuria

L'accidia è lentezza, pigrizia, ozio. È «inattività fisica o mentale». «Ma questo è davvero un peccato? Somiglia più a un pomeriggio domenicale» dice Laham. Perché non tutta la pigrizia è negativa: c'è il sognatore a occhi aperti che, nelle sue pause, riesce a inventarsi soluzioni ai problemi quotidiani. Ma secondo gli ultimi studi il «divagare» è la condizione naturale in cui opererebbe il nostro cervello. Ci sono poi le virtù del sonno: il debito di sonno rende più suscettibili a malattie come influenza, diabete e patologie cardiache; ma chi non dorme abbastanza per le sue esigenze è anche meno attento e meno reattivo, oltre che più smemorato. Alla fine, il più lento vince.

Le virtù dell'ira e le sue doti «terapeutiche» sono state molto indagate negli ultimi anni dagli psicologi. In particolare, l'espressione della rabbia non è più considerata come qualcosa di negativo: anzi, può aiutare a gestire meglio i rapporti con gli altri e con se stessi. Ma soprattutto l'ira è stata distinta dalla violenza ed è considerata innanzitutto come un'emozione. E siccome la rabbia scoppia quando ci troviamo di fronte a un ostacolo, questa emozione diventa una forza motivatrice potente: ci spinge a perseguire un obiettivo e a ottenerlo. Indica sia «il nostro progresso verso un certo obiettivo, sia una forza» che ci spinge a raggiungerlo.

Chi è il superbo? La chiave sta nella distinzione fra «orgoglio autentico» e «orgoglio arrogante: il primo è quello legato al successo, al lavorare sodo, all'affermazione di sé; il secondo è arroganza, presunzione, quella che gli antichi greci chiamavano hybris. È questo secondo tipo di superbia a essere ben poco proficuo e ben poco amato. L'orgoglioso vero, invece è un leader naturale: ha successo e piace, è amato da chi lo circonda, è perfino più altruista (secondo gli studi, chi prova maggiore orgoglio per il lavoro nella comunità, più svolge ore di volontariato). L'orgoglio poi non è solo una conseguenza del successo: ne è anche il carburante, in un circolo virtuoso.

La gola è il peccato dei peccati, la tentazione più immediata (con la lussuria). La gola è considerata un peccato, e il goloso viene giudicato moralmente in modo negativo, perché viene spesso collegata direttamente all'obesità. La gola è un'accusa. Ma la gola è, anche, orgoglio della propria identità (culinaria, nazionale e culturale); ed è uno strumento di socialità e convivialità potentissimo. Il paragone è tra francesi e americani: i primi, cultori della gola, sono molto meno in sovrappeso dei secondi, tormentati dall'ideologia salutista. Il problema - spiega Laham - è il contesto: in America le porzioni al ristorante e al supermercato sono in media un terzo più grandi.

L'avaro non è simpatico, non è politicamente corretto. L'avaro ama i soldi, che sono sporchi, e che non fanno la felicità. Tutto sbagliato, però: i soldi fanno la felicità, eccome, dice Laham (ed è tipico di chi non li ha, cercare di convincersi del contrario, per consolazione). Purché siano impiegati verso l'obiettivo giusto, purché siano utilizzati per comperare qualcosa che ci renda davvero più soddisfatti e quindi più felici. L'avarizia spinge a lavorare duramente per ottenere di più: i soldi (come l'invidia) sono un motivatore eccellente. E quando dà il successo, l'avarizia dà anche fiducia in se stessi. L'importante è che i soldi non diventino una droga.

Può l'invidia essere una virtù? Sembra impossibile. Invece può essere una forza positiva, se indirizzata verso l'obiettivo giusto: basta non desiderare una banalità, o una cosa sbagliata, e l'invidia può spingere a migliorarsi, diventando più intelligenti e creativi e, alla fine, più felici. Invidiare un modello molto positivo, per esempio una persona di successo, che lavora sodo, che è ammirata dagli altri, aiuta automaticamente a sentirsi meglio, a migliorare l'umore; spinge a vedersi simili a quella persona, aumentando la fiducia in se stessi; infine porta a tentare di emularla, imparando e ottenendo risultati migliori. L'importante è non «invidiare male», cioè i soggetti sbagliati.

La lussuria è, con la gola, il peccato per eccellenza. Sensuale e travolgente. L'effetto positivo della lussuria è evidente in termini evolutivi: contribuisce alla sopravvivenza della specie perché «ci mette il sesso in testa» e questo alla fine «ci dà l'impressione che le probabilità di avere un rapporto siano buone».

La lussuria ci fa concentrare sul presente, ma soprattutto ci spinge a mostrarci migliori: unici, originali e quindi anticonformisti, per fare colpo. E perfino socialmente migliori: più altruisti, più generosi. Addirittura, secondo alcuni studi la lussuria sarebbe la forza che ha spinto l'evoluzione dell'umanità verso l'arte, la musica, lo sport e il linguaggio.

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