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L'allarme di Piantedosi sulla rotta balcanica: "arrivi più pericolosi"

Il ministro invita a non abbassare la guardia. Non c'è allarme specifico per l'Italia ma il rischio sono i lupi solitari

L'allarme di Piantedosi sulla rotta balcanica: "arrivi più pericolosi"

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Nessun rischio specifico, ma l'attenzione resta alta, in particolare per i casi di emulazione e al confine con la Slovenia, punto di arrivo nel nostro Paese della rotta balcanica. In un'intervista al programma «Giù la maschera», su Rai Radio 1, Matteo Piantedosi rivela la strategia di contrasto italiana al timore di attentati come riflesso della crisi israelo-palestinese. Non esistono al momento notizie sulla possibilità di eventi nell'immediato che possano essere collegati a organizzazioni terroristiche internazionali esordisce il ministro dell'Interno - ma teniamo alta l'attenzione». In pratica, spiega Piantedosi, in Italia «non esiste nulla che sia percepito dalla nostra intelligence come già strutturato», nessuna cellula terroristica dormiente o attiva che coordini potenziali terroristi. Ma proprio quanto accaduto nei giorni scorsi in Francia e Belgio, prosegue il titolare del Viminale, spiega che «esiste una minaccia, con dei lupi solitari e i casi di emulazione che ci impongono di mantenere alta l'attenzione». Anche perché «l'emulazione si nutre di atteggiamenti individuali e condizioni di precarietà psicologica e sociale», caratteristiche che rendono «un po' indefinita la minaccia nel suo complesso». Occhi aperti, dunque, anche se «abbiamo un sistema di polizia e di intelligence che ha quasi sempre intercettato il fenomeno sul nascere», rassicura Piantedosi.

Ad aiutare, insiste il ministro, è l'arrivo via mare del grosso dei migranti. Una modalità che «ci consente di intercettare, com'è avvenuto, tutti i personaggi in modo più efficace». Tanto che, rivela Piantedosi, «anche quest'anno ci è capitato in due casi di intercettare personaggi che in qualche modo preoccupavano per i loro collegamenti e sono stati arrestati e rimpatriati nei paesi di origine». Negli hotspot, chiarisce infatti il ministro, «siamo organizzati anche con personale Europol e Frontex per un incrocio di banche dati, e ci sono quindi controlli specifici e incrociati» che rendono più facile intercettare eventuali pericoli. Non va così, invece, aggiunge Piantedosi, «sulla rotta balcanica dove l'arrivo invece è via terra, e riguarda un transito di persone da Paesi come la Bosnia che tutti gli analisti dicono essere in qualche modo una fucina di gruppi che hanno a che fare con la radicalizzazione islamica».

Insomma, anche se il flusso in arrivo dai Balcani è numericamente minore, sintetizza il ministro dell'Interno, «gli alert ci hanno indicato che per modalità di passaggio via terra e per tipologia di provenienza» proprio la frontiera tra Italia e Slovenia «era il tratto più vulnerabile», giustificando dunque una intensificazione dei controlli.

Quanto al presidio del territorio e ai potenziali obiettivi sensibili, Piantedosi spiega che quelli individuati sono 28mila, ma «non tutti, secondo l'analisi fatta, presentano caratteristiche di vulnerabilità tali da richiedere un presidio» costante, e dunque da questo dato «complessivo» vanno isolati, prosegue il ministro, i «286 che sono quelli considerati di massima sensibilità, e che quindi richiedono un presidio fisso di vigilanza, H24, talvolta con militari».

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