L'amarezza di Berlusconi: mi hanno venduto al Pd

L'ex premier avvisa i governativi: "Anche Fini ebbe due settimane di spazio sui giornali Ma poi è finita come è finita...". Duro scontro telefonico con Alfano sul "metodo Boffo"

L'amarezza di Berlusconi: mi hanno venduto al Pd

Modula e sfuma a seconda dell'interlocutore, come sempre. Con alcuni è tranchant, con altri invece è sì critico ma decisamente più cauto. Quel che è certo, però, è che - al netto delle diverse gradazioni – il Cavaliere non gradisce affatto l'intervista di Angelino Alfano a SkyTg24. «Ormai mi hanno venduto al Pd», si lascia sfuggire Silvio Berlusconi in una delle tante telefonate che intasano il centralino di Arcore domenica pomeriggio. E ancora: «È vero che io ho assicurato di distinguere il piano dei processi da quello del governo. Ma chi finge sia una bagatella il fatto che il Pd stia calpestando lo Stato di diritto pur di estromettermi dal Parlamento con il voto sulla decadenza è chiaramente in malafede».
Considerazioni dure, il segno di un rapporto – quello tra Berlusconi e Alfano – che si va via via deteriorando. D'altra parte, pare che i toni dell'ultima telefonata intercorsa tra i due qualche giorno fa fossero piuttosto accesi, con il vicepremier che più d'una volta ha rinfacciato al Cavaliere l'uso del «metodo Boffo». Un'accusa che non certo per caso ribadiscono sia il ministro Beatrice Lorenzin (in un'intervista a Repubblica) che lo stesso Alfano (a SkyTg24). I cosiddetti «governativi» – ministri in testa – sono infatti convinti che esistano dossier su di loro e questo raccontano non solo ai loro colleghi di partito ma pure ai parlamentari del Pd. Una circostanza che convince poco o niente l'ala lealista perché – spiega per esempio Mariastella Gelmini – «l'impressione è che si evochi il “metodo Boffo” appena qualcuno si permette di muovere qualche critica».
Nel partito, insomma, il clima resta teso. E con l'avvicinarsi del Consiglio nazionale di sabato la temperatura è destinata a salire. Un panorama nel quale l'intervista di Alfano ieri apre in qualche modo l'ennesima crepa, facendo uscire allo scoperto un Berlusconi che aveva preferito restare in silenzio proprio per non compromettere la possibilità di ricomporre la frattura. Dopo l'uscita del vicepremier – che, spiega Paolo Bonaiuti, «ha delimitato un'area di azione che evidentemente non coincide con quella di Berlusconi» – il Cavaliere ha pensato fosse necessario mettere nero su bianco la sua posizione. E dopo aver scartato l'idea di fare un lungo comunicato stampa decide di rilasciare un'intervista all'Huffington Post che lascia pochi dubbi su come la pensi. Ai senatori «governativi» del Pdl, infatti, manda un messaggio chiaro: «A loro dico che se si contraddicono i nostri elettori non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita».

Pochi dubbi anche sulla decadenza: «Come può pretendere il Pd che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati?». Infine sulla legge di Stabilità: «Va cambiata profondamente perché il ritorno mimetizzato della tassa sulla prima casa è insostenibile».

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