Maurizio Landini torna all’attacco. Riflettori accesi sulla manovra nel salotto televisivo di “Di Martedì”, il segretario generale della Cgil ha ovviamente usato toni duri, in particolare nei confronti dei condoni fiscali: "Non lo dice Landini o la Cgil. L'hanno detto la Corte dei Conti e la Banca d'Italia. Nelle audizioni parlamentari la Banca d'Italia e la Corte dei Conti hanno proprio detto che quei condoni lì non servono a nulla. Anzi, fanno, danno uno schiaffo in faccia a chi paga le tasse e da un certo punto di vista lo Stato diventa sovventore di chi le tasse non le paga". Nella sua filippica, Landini ha inoltre sostenuto che questo approccio rischia di diffondere l’idea dell’impunità: "Passa l'idea che se io non pago le tasse non mi succede nulla, perché prima o poi mi faranno un condono e quando eventualmente arrivo anche a pagare pago molto meno di quello che avrei pagato".
A giudizio di Landini, il governo si muoverebbe senza una strategia: "Siamo alla frutta", la sua sentenza, con tanto di critiche ad alcuni alcuni emendamenti inseriti nella manovra: "A me anche questi emendamenti danno l'idea che siamo un governo alla frutta. Siamo alla frutta. Perché anziché avere una visione e ragionare in modo molto serio sul futuro, stanno tentando di prendere soldi a cavolo, così la dico in modo più elegante, senza andare ad affrontare il problema fondamentale". L’accusa è quella di incoerenza rispetto alle promesse elettorali: "Non si può dire una cosa e poi quando vai al governo fai esattamente l'opposto. Perché questa cosa qui vuol dire che stai prendendo in giro le persone. Non avevano spiegato che avrebbero cancellato la Fornero? Bene, noi siamo il paese che sta aumentando l'età pensionabile più alta di tutti".
Il leader della Cgil ha puntato poi il dito su ciò che definisce uno sbilanciamento a favore dei più agiati. "Quando si va al potere si liscia il pelo a quelli che stanno meglio e non a quelli che stanno peggio" il suo j’accuse, collegando queste considerazioni alla convocazione dello sciopero generale del 12 dicembre. Alle critiche su date e modalità della mobilitazione ha risposto così così: "La gente che sciopera rinuncia allo stipendio, non è che cambia se è di lunedì o di martedì". La protesta, ha rimarcato, nasce dal “no” a politiche che colpirebbero soprattutto i lavoratori dipendenti e punta a "aumento di salari" e a "una riforma fiscale vera".
Infine una battuta sulla sanità, indicata come urgenza prioritaria: "La sanità pubblica è un diritto che deve essere garantito, allora lì devi investire se vuoi aiutare concretamente le persone. Questi non lo stanno facendo e per questo bisogna scioperare e scendere in piazza".