Landini fa licenziare persino i "suoi" operai

Il suo sindacato permette il licenziamento di una ventina di operai

Landini fa licenziare persino i "suoi" operai

Torino - Mentre Maurizio Landini (nella foto) passa da un talk show all'altro, da una protesta di piazza ad un convegno con l'amico Renzi, il suo sindacato permette il licenziamento di una ventina di operai. E non basta: trascinata in tribunale dai lavoratori, la Fiom perde la causa ed è costretta a risarcire i suoi associati per «comportamento inadempiente». Il fatto risale al 2009: gli operai si rivolgono al sindacato per impugnare il provvedimento di messa in mobilità dell'azienda metalmeccanica Flexider di Torino, che ha chiuso un ramo aziendale. La Fiom si rende disponibile a difendere gli operai, del resto l'articolo 18 gioca a loro favore per un reintegro immediato. Unica condizione posta è quella del tesseramento da parte di tutti i ricorrenti. Detto fatto: il segretario Landini si trova con una ventina di iscritti in più ma il benvenuto che gli riserva è tutt'altro che piacevole. Le pratiche per il reintegro sono consegnate in ritardo rispetto ai 60 giorni dal licenziamento e così i lavoratori si ritrovano in una mano la tessera Fiom e nell'altra la lettera di licenziamento. Solo per due di loro il ricorso è stato presentato nei termini e tornano in fabbrica.

Gli altri tutti a casa. In 15 non ci stanno e denunciano il sindacato. Il tribunale di Torino ha giudicato la Fiom colpevole, condannandola a pagare le spese processuali e un risarcimento agli operai, per un totale di 42mila euro.

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