Roma Il ddl anticorruzione ottiene 480 sì alla Camera e diventa legge. L'Idv si ritrova sola a contrastarla, con Antonio Di Pietro che chiede al Quirinale di rinviarla alle Camere. Dopo il voto di fiducia di martedì sera, il numero 41 per il governo Monti, anche la Lega si convince («Meglio di niente») e il provvedimento viene varato, pur se tra mille distinguo.
Tanti parlano di «compromesso», alcuni di «luci e ombre», per altri, «si doveva fare di più». Comunque, il passo avanti contro quel male endemico che avvelena il Paese è stato fatto. E Paola Severino festeggia: «Sono molto soddisfatta: i numeri della votazione dimostrano che c'è stata grande condivisione del progetto. Praticamente tutte le forze parlamentari tranne una hanno votato a favore. Si può sempre fare di più, ma ciò non vuol dire che ci siano stati compromessi politici al ribasso». Il prossimo passo, assicura la Guardasigilli, è per la delega sull'incandidabilità dei condannati con sentenza definitiva. «Il governo si impegna perché la norma sia approvata per le elezioni».
Macché svolta, Luigi Li Gotti (Idv) vede «gravi omissioni nel testo: niente per autoriciclaggio, niente per voto di scambio politico-mafioso, niente per falso in bilancio, parossistico spacchettamento della concussione con abbattimento di un terzo della pena e della prescrizione, introduzione della condanna per la vittima della concussione per induzione».
I voti contrari a Montecitorio sono 19: tutti dell'Idv, più quello di Luca D'Alessandro del Pdl. Si sono astenuti in 25: i Radicali, 10 parlamentari del Pdl, 4 del gruppo Misto, 3 di Popolo e Territorio e il leghista Alberto Torazzi. Di «divergenza fra il mito e la realtà» parla Alfredo Mantovano(Pdl): troppa burocrazia nella parte sulla prevenzione ed errori in quella sulla repressione, in particolare sul lobbismo.
Convinzione nel voto del Pdl, assicura la vicepresidente del gruppo Jole Santelli, ricordando le parole del segretario Angelino Alfano. L'Udc questa legge l'avrebbe voluta «più incisiva», spiega il leader Pier Ferdinando Casini, ma è «un buon segnale che la politica dà all'opinione pubblica». Nel suo partito parlano di «6 politico», però Umberto Bossi dice che «è un buon passo». Un provvedimento «perfettibile» per il Pd, che considera strumentale l'ostilità dell'Idv. Giuseppe Consolo di Fli è convinto che «l'Italia potrà attirare nuovi investimenti». «Margini di miglioramento» ce ne sono, ammette il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, ma è «un grande risultato sia sotto il profilo della corruzione tra privati che sotto quello della collaborazione tra diverse forze politiche». Poi auspica a livello europeo, un'armonizzazione degli «strumenti giuridici, soprattutto su sequestro e confisca, per evitare che gli Stati membri diventino Stati-rifugio dei beni criminali».
Per il leader della corrente Magistratura indipendente, Cosimo Ferri, è stato un errore mettere la fiducia e «non tener conto dell'apporto costruttivo e tecnico della magistratura». Positivi sono i commenti del Consiglio nazionale forense e dell'Organismo unitario dell'avvocatura, come la valutazione sull'intero testo di Confindustria. Il presidente della sezione siciliana e delegato nazionale per la Legalità, Antonello Montante, assicura: «L'attenzione di Confindustria alla lotta ai fenomeni corruttivi è forte anche sul piano interno del sistema associativo».
A combattere contro i mulini a vento rimane Di Pietro, che avverte: «Finché non si ripristina il reato di falso in bilancio non si risolve nulla».
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