Strozzate dalle banche, vessate dalla burocrazia, tartassate dal fisco, schiacciate dai grandi gruppi industriali. Le piccole e medie imprese non ce la fanno più. Le loro grida di dolore restano quasi sempre inascoltate o fanno notizia per un giorno, come gli imprenditori edili lunedì a Milano. I Brambilla d'Italia: così li chiama Pompeo Locatelli, commercialista e consulente aziendale, nel libro Banca rotta (Mursia editore) che ne racconta i drammi.
Dal suo osservatorio professionale Locatelli conosce come pochi le difficoltà di chi oggi deve mandare avanti un'azienda. Il suo consiglio ai Brambilla è di mettersi nelle mani di professionisti capaci perché il rischio vero è quello di non affrontare la crisi. Di lasciarsi sopraffare dagli eventi. E di lasciare campo libero alla loro controparte oggi più arcigna: le banche. L'Italia è l'unico Paese occidentale dove un istituto di credito può revocare un fido in ogni momento e con un preavviso di 24 ore. Ed è uno dei pochi Paesi dove una banca che deve recuperare affidamenti comincia tormentando i creditori più affidabili, i migliori, il credito buono, lasciando in piedi quello cattivo.
La crisi, scrive Locatelli, «ha fatto tornare d'attualità il pensiero di Hyman Minsky, un economista che dimostrò come le banche, sempre più complesse e interdipendenti, potevano provocare il crollo dell'intero sistema economico». Quando le cose peggiorano, le banche chiudono i rubinetti spremendo per primo chi vanta buone garanzie e risparmiando le situazioni più insostenibili per non essere coinvolte nei crac. Una carenza di regolamentazione creditizia addebitabile alla Banca d'Italia.
Ma anche il Parlamento fa la sua parte per lasciare le piccole e medie imprese in balìa delle banche. Per questo Locatelli sostiene da tempo, e la rilancia nel suo libro, la proposta di una legge che conceda un anno di moratoria alle aziende cui è chiesto di rientrare. La revoca del fido accordato crea enormi problemi finanziari ma soprattutto uno stress psicologico nei piccoli imprenditori, e l'esperienza di Locatelli lo conferma: si vergognano, si fanno sopraffare dalla preoccupazione, sono indotti a compiere operazioni sbagliate come truccare i conti, indebitarsi ulteriormente, non pagare i fornitori. In un effetto domino la situazione precipita. Tutto ciò non accadrebbe se, invece che lo stillicidio delle richieste di rientro, l'imprenditore avesse davanti 12 mesi in cui affrontare l'emergenza.
Non scoraggiarsi: questo è il monito di Locatelli. Le richieste di restituire i fidi «spesso sono pistole ad acqua».
L'appello Il libro del commercialista Locatelli
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