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L'assurdo contratto che obbliga al sesso

La segretaria dell'assessore abruzzese "ha avuto paura" a opporsi: incredibile che ancora oggi possa succedere

L'assurdo contratto che obbliga al sesso

Che alla parità di genere, giuridica, sociale e di fatto, continui a sopravvivere il protezionismo e il vittimismo delle donne, è cosa che mi fa proprio infuriare (tanto per usare il sinonimo di un verbo volgare e troppo abusato).

La stampa riporta la notizia di una trentaduenne che ha sottoscritto un contratto con il suo «datore di lavoro» (peraltro assessore) il quale, a detta della stampa, «imponeva» alla segretaria di fare sesso una volta alla settimana con lui. Dunque il politico, secondo i giornalisti «pretendeva» sesso da lei. La donna, a sua volta, afferma: «Era ossessionato da me, mi ha costretto a firmare quel contratto. Io non ho potuto rifiutare. Ho avuto paura».

Ma chi è? Cappuccetto Rosso? Una donna che vive nel 2013; che esercita un'attività per la quale un minimo di conoscenza del mondo e delle leggi è del tutto implicito; che da 14 anni è maggiorenne e quindi responsabile delle proprie azioni e scelte; che vive in una società ipersindacalizzata e attentissima alle prevaricazioni maschiliste, tanto da produrre a raffica leggi contro lo stalking, il mobbing, la violenza sessuale in genere, ha il coraggio di lamentarsi di essere «stata costretta»?

E non si alzi una femminista a blaterare, come al solito, «questo è il costo del lavoro che gli uomini impongono alle donne». Se il femminismo ha avuto un senso è quello di educare le donne a far valere i propri diritti, non certo quello di continuare a criticare e maledire gli uomini. Che, a loro volta, in buona parte, continuano a essere egoisti, beceri, narcisi e sessuomani, ma oggi non dovrebbero avere più a che fare con le schiave mentali di sessant'anni fa. E, dunque, per questo genere di uomini, la capacità di asservire le femmine è oggi messa a dura prova.

Quando ci riescono, è quasi sempre perché trovano una complice nell'orrendo obiettivo. Cioè, la presunta vittima. Di norma schermata dietro l'alibi dell'amore, della paura, o del bisogno. Concetti vaghi che, a mio parere, invece, nascondono la malizia della tirannica vittima: chi si fa pagare le tangenti sul proprio sesso, ha lo stesso grado di dignità di un politico che le tangenti le percepisce dal proprio incarico. Quindi in un contratto del genere di cui si sta discutendo, e nel quale l'illecito è sia soggettivo sia oggettivo, non può esistere chi «pretende» e chi «subisce». Ci sono due soggetti adulti che, scientemente, hanno sottoscritto causa (illecita) oggetto e finalità di un contratto, che ha avuto ampia esecuzione per fatti concludenti. Senza che nessuno dei due ne abbia mai fatto valere l'evidente nullità, se mai ci fosse stata la volontà di rifiutare le reciproche prestazioni.

È chiaro, invece, che i rispettivi adempimenti hanno fino a oggi soddisfatto entrambi i contraenti. I quali hanno voluto credere alla bontà dell'accordo.

In conclusione: non ci può essere amore, non c'è imposizione, c'è un contratto nullo, ma le obbligazioni sono state rispettate sia da lui sia da lei. Ancora una volta i giornalisti hanno fatto molto rumore per nulla. Le femministe è meglio che tacciano. Chi si deve vergognare, lo faccia in silenzio.

La parola alla difesa.

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